19 aprile 2007

 

Un anno dopo. Ecco il bilancio: 10 gruppi, ma anche molti problemi ed errori

Nell’aprile 2006 aprivo questo sito dedicato - che coraggio - alla riunificazione, e intanto ad un primo Comitato di coordinamento di tutti i "Liberali Italiani". Dalla sera alla mattina, da solo, senza aver sentito nessuno, forte solo della spinta dei 2500 intellettuali e attivisti liberali o laici del mio "Salon Voltaire", che era stata la fucina quindicinale della Grande Riunione dei liberali. Grazie soprattutto agli intellettuali. Tra questi, ricordo in particolare l’adesione al Coordinamento del prof. Quaglieni del Centro Pannunzio di Torino. A proposito, al Comitato possono aderire non solo i club politici, ma anche quelli culturali, che poi sono l’anima vera del liberalismo, e oltretutto hanno sempre più iscritti dei primi…
Perché nell’aprile 2006 andavo così di fretta? Dovevo contrastare in poche ore la balzana iniziativa d’un blogger anarco-capitalista che pur letteralmente sputando su Cavour e Croce ("socialista") pretendeva di unire sotto una nuova sigla "neo-liberale" i liberisti-libertari-conservatori del Centro-Destra, scusate l’acrobatico triplice bisticcio. Insomma, "capitalismo, droga & rock-and-roll". Un "Neo-lib" per "superare il liberalismo", quando ancora il Lib, il liberalismo, deve essere realizzato in Italia?
Ovviamente, quell’iniziativa goliardica è fallita, ma ha avuto l’adesione di Diaconale e dell’Opinione. E come sbagliarsi? Chi considera entrambi liberali (i blogger di Tocqueville, e De Luca, segretario del PLI per convenienza, in quando il PLI ha sede lì) o non conosce la psicologia o non sa leggere tra le righe dei giornali o gli conviene non vedere: entrambi sono consustanziali a FI, ma non alla sparuta corrente liberale, bensì a quella ex-socialista (Brunetta, Pillitteri, Biagio Marzo, la Boniver). Diaconale e l'Opinione sono sempre stati "contro la Rifondazione Liberale". Me lo ha detto e ripetuto più volte Diaconale, che non perde occasioni per ironizzare sui liberali e radicali, e crede solo in una generica area moderata lib-lab schierata al Centro-Destra.
Ma a "Neo-lib" aderirono anche i Rifondatori Liberali, ora anch’essi in disarmo e sotto scissione, e anche qualche gruppo che poi ha sottoscritto anche il nostro Comitato (Pagliuzzi, Pacor, Palaferri).
Questo sito, dunque, a lungo concepito ma poi fatto nascere d’urgenza per fronteggiare una mistificazione culturale e politica, ha un anno, ed è di qualche mese più vecchio del Comitato, a cui dette origine nel giugno 2006, e del Manifesto. Ora abbiamo un anno di vita e una decina di club affiliati. Un anno di esperienze, ma anche di errori. Ed è tempo di un primo bilancio.
Caso strano, mi hanno telefonato negli ultimi giorni il più giovane e il più anziano del Comitato: Marchioro e Pietroni. Traspariva dai nostri discorsi lo stato di crisi e soprattutto le deviazioni che si stanno verificando rispetto ad una corretta prassi liberale e al nostro stesso Manifesto. Che è stato pensato, è vero, per l’esterno, ma che è diventato un po’ lo Statuto interno. E in effetti chi pone regole agli altri, da buon liberale deve essere il primo ad osservarle in casa propria. In precedenza avevo parlato con Caputi prima di Benevento, e poi con Morelli a Benevento.
Pur mancandomi il tempo per i tanti interessi (di cui quello per il liberalismo è tra i primi, ma quello per la politica all’italiana tra gli ultimi), ho visto subito che il Comitato è nato con un deficit di psicologia: la furbizia.
Qualche furbizia in chi ha aderito con riserve mentali, calcolando che sarebbe stato "utile", ma conservando tutti gli antichi tic, compresa la prevalenza a tutti i costi d’un’ipotetica opzione "di Destra" (che vuole dire?) rispetto allo stesso Liberalismo - mi vengono in mente gli amici Caputi e Pacor, che io considero tuttavia ancora facenti parte del Comitato, sperando che le vicende politiche li cambino - e qualche furbizia in chi nel Coordinamento (penso a Morelli e Lamedica), nonostante viga sempre l’unanimità, ha cercato di fare iniziative personali o condotte a maggioranza. Fino alla grave, anzi no, tragicomica "cacciata" di Destra liberale, con tanto di tipica collaborazione masochistica vittima-carnefice ("Mi violentano, mi violentano", urlava sempre più debolmente la procace fanciulla continuando a spogliarsi…), e alla ormai famosa trasferta turistica di Benevento.
Vediamo quindi i problemi.
TEMPI. Dopo 2 anni di riflessione e di riscontri quindicinali con i 2500 corrispondenti liberali e laici del "Salon Voltaire", tra cui studiosi, giornalisti ed esperti di valore, si era tutti d’accordo che, dopo decenni di disinformazione, scandali e diaspora liberale cronicizzata, i tempi d’un Comitato, e ancor più di Stati generali, e della fondazione d’un nuovo unitario soggetto politico dei Liberali Italiani, a causa delle ormai consolidate "nuove abitudini" politiche e del ripensamento totale della comunicazione verso la gente, fossero lunghi, lunghissimi. Con una soluzione finale quasi utopistica.
Tanto per dirne una, era ovvio che prima dovessimo aspettare il ricomporsi dell’anomalia italiana, cioè la contrapposizione fittizia, pseudo-carismatica (perché uno dei due manca perfino di carisma) e non liberale, "Berlusconi-Prodi". Gli ultimi mesi mi danno ragione: finché sulla scena domineranno i due, nessuna possibilità esiste per uno schieramento liberale. Nel 2005 ipotizzavo 6-7 anni. 2 sono quasi trascorsi.
QUADRO POLITICO. In un anno è cambiato. Si è vista l’inconsistenza e la voglia d’autodistruzione sia della Destra sia della Sinistra. Ma la Sinistra, dove si annidano le contraddizioni più stridenti, sembra più vitale. Proprio mentre scrivo stanno sciogliendosi Margherita e DS, per dar luogo al Partito Democratico, grande contenitore pot-pourri che nasce non liberale, ma democristiano catto-socialista. Però, almeno, abbiamo visto la reazione (molle e minimalista) dei liberali del Centro-sinistra aderenti all’Internazionale Liberale, tutti Margherita tranne un DS (Zanone, Dato, D’Amico, Ossorio ecc), a cui guardano con interesse anche il sinistro-sinistro Marzo (Critica) e il destro-sinistro Federico Orlando (L’Europa). Faranno parte del Partito Democratico, anche se Fassino, Prodi e D’Alema non dovessero neanche rispondere alle loro "condizioni" sussurrate a mezza bocca. Mentre a Destra c’è la prospettiva-minaccia d’un clericale "Partito della Libertà", nientemeno, nel senso di libertas (DC), erede di FI e AN, e aderente ai Popolari europei, non ai liberali. Intanto perfino i due fantasmi dei partiti liberali storici, PLI e PRI, hanno stipulato un accordo di collaborazione e integrazione. Insomma, come si prevedeva, il sito "Liberali Italiani" aveva visto giusto ed è arrivato prima degli altri: le aggregazioni liberali aumentano ovunque, riducendo i soggetti attivi in campo (dato positivo), ma passando sopra allegramente al nostro Coordinamento (dato negativo).
ATTIVITA’. L’avevo detto e lo ripeto con maggior forza: finché Berlusconi e Prodi non crollano ("simul cadent") e chi li seguirà continuerà a decorare i due salotti anti-liberali di stucchevoli e innocui soprammobili in stile "liberale", noi possiamo e dobbiamo solo "esserci", a futura memoria. E’ un "prius" importante. Ci siamo, e siamo i primi. Sì, ma che "fare" oltre al puro esserci? Il meno possibile, anche per non bruciarci, non essendo noi professionisti della politica (e tra noi c’è anche gente di 70 anni), piuttosto degli intellettuali "maieuti", delle levatrici, anzi, meglio, dei grandi mezzani che favoriscono amori e connubi, di cui altri godranno. In pratica, solo due cose.
A. Collegare in modo neutro, anodino e passivo quanto più gruppi possibile, compresi i grandi PLI e PRI. Gruppi che, attenzione, nel frattempo - finché non ci saranno, quando la Ragione Suprema vorrà, Stati generali e fondazione del nuovo soggetto - continueranno ad essere liberissimi di tutto, essendo sufficiente la sottoscrizione del comma famoso che li vuole solo "distinti" da Destra e Sinistra qui e ora in Italia. Condizione leggera, perché quale liberale non è "distinto", non critica in modo anche aspro? Perfino i nostri amici - giustamente da noi criticati - Biondi, Martino, Costa, Zanone, La Malfa e (un attimo, ché scendo una decina di gradini…) De Luca, hanno dichiarato più volte di essere "distinti". E hanno fatto atti conseguenti (proposte, alleanze, suggerimenti, convegni ecc). Nel suo piccolo, anche Destra liberale, pur potendosi alleare con Berlusconi, si presentò a Milano da sola. Sufficiente.
B. Far sapere di tanto in tanto che esistiamo ai giornalisti politici (che stanno a Roma) e agli uomini di cultura e politica, con conferenze stampa, dibattiti, interviste tv, giornali, siti, blog, newsletters, email, oltre a quel famoso Grande Convegno in Campidoglio, da me sempre vaticinato, sul Liberalismo, non sul piccolo cabotaggio elettorale, perché come Comitato passivo non ne abbiamo i titoli, ma come "ideologia" liberale. Che oltretutto ci porterà molta più attenzione e consensi da tutte le parti, e sarà un’efficace cassa di risonanza per convincere gruppi, club, personalità e movimenti a darci una mano.
DUE MOMENTI. Non confondiamo, perciò, i due momenti delle nostre finalità:
A. Aggregazione preliminare, preventiva, preparatoria (quella attuale), che richiede soprattutto molta propaganda, doti diplomatiche e convincimento verso i soggetti liberali esistenti, e solo il minimo della pubblicità (farsi notare con parole, dichiarazioni, atti ecc),
B. Determinazione comune da parte dell’intera "massa critica" dei club e partiti, in pratica il plenum rappresentativo dei liberali italiani, ai fini dell’indizione degli Stati Generali, da cui scaturirà, se tutto andrà bene, il tanto desiderato soggetto unico. Nel frattempo, ricordo, che siamo ancora all’inizio del primo movimento. E il concerto durerà a lungo.
INCOMPATIBILITA’. Non esistono, se non per cose macroscopiche e tutte extrapolitiche (p.es., pedofilia in abito talare ai danni di bambini handicappati). Non possiamo desumere un "atteggiamento" conseguente, neanche fossimo psicologi del KGB, da scritti, parole e adesioni varie dei singoli aderenti. Anche perché tutti hanno già usufruito della massima libertà. Basti pensare che, solo per quando riguarda "Neo-lib", movimento dichiaratamente di appoggio sia pur critico al Centro-destra (v. sopra), tra i nostri hanno aderito: Destra liberale, Giovani liberali, i movimenti di Pacor (Riformatori Europei) e di Palaferri, e se non sbaglio il Nuovo Pli. Quindi se Morelli e Lamedica volessero in un’inedito stile "liberal-staliniano" ("Oggi con i nuovi software se po’ ffa’ tutto, dottò") "invitare a trarre le conclusioni dai suoi errori" Destra liberale, finirebbero per svuotare il Coordinamento. E resterei io da solo, finalmente… No, tutti devono restare, e sulle scelte politiche dei singoli aderenti il Comitato deve essere liberale, appunto. Perché non è un partito ma un semplice coordinamento.
MALEVENTUM. Bellissimo e molto svizzero il suo centro storico, ottimi i suoi gelati e le scamorze, ma il ripristino dell’antico nome s’impone a nostro uso interno a causa della complessa mistificazione di antico stampo "partenopeo e parte-italiano" messa in atto da chi ha organizzato - diciamo così - l’evento. Virtuale quasi come la Notte bianca di Veltroni a Roma. C’era, ma non c’era. E se c’era, si parlava d’altro: gli 80 anni del vecchio liberale on.Papa. E comunque non c’era quasi nessuno di noi: da un terzo a meno della metà. E lo stesso "convegno" non era stato deciso all’unanimità. Anche perché io ero contrario, come avevo detto a Pietroni.
Certo, ho conosciuto in ritardo una bella personalità (l’unico Papa che mi piace), scoperto con godimento retroattivo (30 anni dopo) che esisteva una "Sesto S.Giovanni liberale" oltre Caserta, dove per me "sunt leones". Ma è stato tutto un nostalgico "come eravamo" (anzi "come erano"), tutt’un piangersi addosso, un pessimismo un po’ snob da vecchia provincia borbonica, un riesumare le ossa di Malagodi (roba che chi l’ha frequentato da giovane liberale, come me, ha dovuto fuggire dai radicali, tanto era autoritario…).
Ero riuscito, grazie ad un manifesto equivoco che in buona fede, senza sapere la verità, avevo pubblicizzato (v. articolo precedente), a convincere Radio Radicale a venire, ed è arrivata. Ma poi, viste le assenze del Comitato e come andavano i discorsi, ho sperato tanto che non venisse nessun giornalista nazionale. E sono stato esaudito. Se no, ci saremmo bruciati a vita. Lì si parlava solo dei "bei tempi del PLI", e specialmente nel profondo Sannio. In un’atmosfera vecchia e perdente. C’era ancora chi ricordava come se fosse ieri – giuro – le "Forche caudine" con cui i Sanniti umiliarono i Romani (a parte che mi rodeva, perché io sarei stato per i Romani, gli americani d’allora, contro i Sanniti-Al Kaeda).
Dibattito sull’unione dei liberali: zero. Io almeno ho portato il discorso su come è nato il Comitato e sulle realistiche tappe che ci separano dal nuovo soggetto. E ho inviato un doppio appello, sentitissimo peraltro, a Rita Bernardini (che mi aveva proposto di invitare l’economista Fiorella Kostoris: meno male che era all’estero) e a Capezzone. Forse per questo i discorsi sono stati trasmessi da Radio Radicale.
Ma ha rovinato tutto il discorso megalomane di Morelli in apertura, che credendo di rappresentare un Grande Partito e non un Comitato provvisorio tra liberali di base senza personalità politica, recitava con scarsa oratoria e un pesante stile burocratico che ha fatto sbadigliare le molte signore anziane, "8 punti" tassativi, nientemeno, tutti molto liberali, per carità, compresa una riforma costituzionale. Insomma, un vero programma di Governo, ma da coalizione di partiti del 70% e oltre, che ha toccato - mi spiace per Morelli - l’umorismo involontario. Detto da chi non è né presidente del Consiglio, né segretario politico, e neanche presidente del Comitato, oltretutto in un (mancato) convegno d’un Comitato che non ha personalità politica (v. Manifesto), e che unisce solo piccoli gruppi. Bè, ricordare la favola della rana che si gonfia è stato istintivo. E’ mancato il senso del ridicolo, l’autoironia. Molto peggio d’un errore politico, nella valutazione dell’intelligenza complessiva del Comitato.
Oltretutto, prima il Convegno era "tutto gratis", offerto da Papa, poi Morelli ha fatto circolare delle strane note-spese da pagare. Mi spiace, ma se le paghi lui.
PER L'IMMEDIATO FUTURO. Quindi, per favore, non si parli ancora di Convegni, tavole rotonde e altro, dopo queste ripetute gaffes politiche e psicologiche, che dimostrano una totale inadeguatezza. La stampa ignora e fa bene ad ignorare cose del genere, prive oltretutto d'una vera "notizia". Il nostro solo compito è quello di far iscrivere nuovi gruppi. E' troppo nell'ombra? Ci si dimetta dal Comitato se si vuole "giocare a fare il politico, come fanno i Grandi". E se qualcuno vuole farsi bello personalmente con un convegno, spacciandosi da "politico", sappia che si copre di ridicolo. Potrà convincere al massimo qualche provinciale sprovveduto. E poi, basta con la provincia: pensiamo in grande, al livello Nazionale. E per questo mettiamo dentro gente di Milano e Roma. E anche donne e giovani. Non possiamo fare la gerontocrazia sovietica. E tutto deve essere fatto in funzione della notizia, cioè delle liberali "cose concrete". Ma un Convegno, vi avverto da comunicatore, non è una notizia. Se ne fanno decine ogni giorno, e i giornalisti giustamente non ne possono più di noiosi politicanti e docenti che non sanno neanche parlare.
E invito tutti d’ora in poi a vigilare perché qualsiasi decisione venga presa nella più scruipolosa unanimità. Cosa che si può riscontare in un attimo con una email. Chi fa il prepotente e vuole comandare si auto-emargina.
"Offelé, fé el to mesté", "Pasticcere, fà il tuo mestiere", diceva un proverbio milanese (e io sono nordista, e mi sembra strano che il liberalismo, fenomeno del Nord, debba sempre più meridionalizzarsi: brutto segno). Bene, aspetto da Morelli e Lamedica, o da chiunque ha mancato sulle questioni Caputi e Benevento, molte e gustosissime paste alla crema. Anzi, no, mi piace il cioccolato, please…
NICO VALERIO

Comments:
Buona la battuta sul "liberal-stalinismo". L'autoritarismo, credimi, è un male interno a tutti i gruppi in Italia. Complimenti per la verve, ma non essere più severo coi liberali che con gli altri
 
Non credo proprio di essere più duro con noi liberali. E' che dai liberali, visto che hanno inventato il rispetto delle regole e delle forme, si deve pretendere di più. Se no, chiunque potrebbe definirsi "liberale" solo per regolare gli altri, ma non se stesso.
La coerenza è tutto per un liberale. Anche sul piano esistenziale, privato.
E alcuni proprio non sono tolleranti. Ricordo che all'Hotel Parco dei Pincipi, a Roma, qualche anno fa, un aggressivo segretario di Costa mi impedì con la forza di affiggere un bellissimo manifesto sulla "Rivoluzione liberale" che oltretutto inneggiava ai presenti Costa e Biondi. Per me fu uno scandalo inaudito.
Forse, ci potrebbe essere una spiegazione psicologicamente plausibile: alcuni autoritari sono attratti dal liberalismo perché inconsciamente sperano di noderare o peggio di nascondere le proprie tendenze autoritarie.
Dopo quell'episodio rivelatore non ho più dato alcun credito a Costa: per me è un piccolo ragioniere che sa guardare solo alle cifre e a tante altre cose minute, ma che manca di un'alta e nobile visione liberale. E poi gli uomini si vedono anche dai collaboratori che si scelgono...
 
Faccio i migliori auguri al vostro Ccordinamento, ma vi metto in guardia, se già non ve ne siete accorti da soli: finché non metterete dentro anche Martino e Zanone (per dire) non sarete nessuno. E nessuno vi prenderà in considerazione. Invece vedo che spaccate il capello in quattro per far entrare qualcuno...
 
Caro Andrea lei ha ragione: non si fa coordinamento di soggetti appartenenti già ad una minoranza (sia pure ampia, come i liberali) con la "puzza sotto al naso".
Perciò abbiamo messo nel Manifesto una clausola davvero minima: essere "distinti" da questa Destra e da questa Sinistra. E non vogliamo capitanare i gruppetti minori, di serie B, ma tutti. In teoria ci dovrebbero rientrare tutti i gruppi e partiti liberali italiani, che del resto sono molto critici verso chiunque: dal PLI al PRI, dagli zanoiniani ai Radicali. Il nostro deve essere un organo di collegamento e anche di consultazione (potrebbe essere anche un parlamentino liberale) tra tutti i soggetti. Allora sì che i liberali, sia pure uniti periodicamente in un Coordinamento, avrebbero voce in politica. Prima ancora di costituire il soggetto unico.
 
I radicali sono nell'internazionale liberale e nel gruppo liberaldemocratico europeo. Sono stati di recente a Zagabria al Consiglio generale del Partito dei Liberaldemocratici europei (ELDR), insieme a 100 partiti liberali di tutta Europa. Com'è che da voi non ci sono? Avete qualche preclusione?
 
A Mary the Red, non preoccuparti, non abbiamo dimenticato gli amici radicali (che oltretutto sono i "fratelli svegli", cioè gli unici liberali molto attivi): quando saremo al punto di invitare i "grossi" partiti, loro saranno tra i primi ad essere invitati.
 
Io mi auguro che i problemi cui accennavi (mancanza di strategie di largo respiro, visione ancora elitaria e non ambiziosa dell'unità liberale, sguardo al passato) possano essere superati.
O meglio, DEVONO essere superati.
Mi spiego meglio.

L'Italia ha bisogno di un partito liberale. Una nuova forza, giovane, amibiziosa, limpida nei suoi messaggi, affascinante nel suo progetto.
Occorre crearlo: il PD non sarà la risposta e - men che meno - il (risorto) PSI.
Da ventiduenne non voglio credere che la bandiera del liberalismo sia sventolata solo dagli pseudoliberali Ulivo e Forza Italia; da persona con un po' di politica attiva sulle spalle, mi rendo conto che il provincialismo crea SOLO marginalità.

Ecco perché spero che il Coordinamento superi le sue difficoltà. Che si trasformi in un pungolo; che non accetti logiche da partitino dello 0,4% (per dire), né che lo diventi.
Altrimenti, beh, sarà stato tutto inutile.
 
Ad Andrea. Il nostro non è un vero coordinamento (coordinare significherebbe dirigere, cioè fare scelte politiche, fare un partito subito), ma un comitato provvisorio per l'unificazione.
Perché prelude ai futuri Stati Generali di tutti i Liberali, quelli sì il vero Coordinamento.
Nel Comitato non ci sono apprezzabili differenze politiche. Il problema è come sempre in Italia (e tra i liberali in particolar modo) quello della psicologia, e soprattutto del carattere di molti liberali. Il rischio (da Malagodi a Pannella, da Costa a De Luca) è che i liberali siano in casa propria autoritari. Come ogni tanto si vede anche nel Comitato.
In quanto al "bisogno d'un Partito Liberale" che rappresenti tutti i liberali italiani (o quasi), come accadeva un tempo, sono d'accordo, ma attenzione, più gli anni passano e più i liberali (o pseudo) che hanno trovato una nuova casa avranno problemi a "tornare indietro" (così sembrerà loro). Non capiscono che si tratta di andare avanti, verso una cosa più moderna e adatta ai tempi, per intercettare il bisogno di liberalismo che esiste tra le giovani generazioni (che ai loro tempi "non" erano liberali). Questo, i Martino, Costa, Sterpa, Biondi ecc non lo capiscono.
 
Good post.
 
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