8 ottobre 2007

 

E se ci fermassimo a guardare dove si fermano queste confuse iniziative laiche?

Grandi movimenti nell’area liberale e laica.
Prima l’avvio di un progetto per una lista alle prossime elezioni europee di ex-PRI con ex-PLI, poi una ennesima iniziativa di Diaconale [direttore del giornale L'Opinione, NdR] per organizzare una componente liberale all’interno della coalizione berlusconiana.
Dall’altra parte l’ex Presidente del Consiglio, Dini, rinuncia a partecipare al progetto del Partito Democratico e costituisce, con Natale d’Amico i Liberal democratici, da collegarsi con l’Internazionale liberale e con i liberali europei.
Intanto il progetto Rosa nel Pugno, che mirava a mettere assieme liberali e socialisti, è definitivamente affossato da Rifondazione Socialista, un nuovo soggetto che ha l’aspirazione di mettersi in concorrenza con il Partito Democratico di Veltroni, Letta, Bindi, etcc…
Forse è giunto il momento di stare per un momento alla finestra.
Per mesi, se non per anni, ci siamo agitati ed abbiamo tentato di mettere assieme i liberali per offrire ai cittadini uno strumento di azione politica. Forse è opportuno passare la mano, almeno momentaneamente.
Ricordiamo il progetto cui abbiamo dato vita con il Manifesto del 4 luglio 2006. Avevamo (e abbiamo) la consapevolezza della necessità di rifiutare le confusioni. In una stagione confusa solo chi ha le idee chiare può sperare di ottenere risultati duraturi e non semplicemente frutto di una infatuazione momentanea. Il progetto racchiuso nello slogan "I liberali con i liberali, né socialisti, né conservatori, né clericali" era e resta un progetto di una chiarezza disarmante. Di fronte alla confusione tra conservatori, clericali, socialisti e liberali, produttrice anche di cattiva politica, denominata antipolitica (perciò non solo quella dei "grillini" ma anche quella dei poli antiberlusconiani e anticomunisti), la distinzione dei liberali dagli altri è la soluzione ragionevole, prudente e saggia se si vuole affrontare con serenità questa stagione di passaggio alla nuova repubblica.
La democrazia diventa liberale solo se la "cultura liberale" sa farsi protagonista. Perciò "i liberali con i liberali" non è solo uno slogan, ma è la stella polare per orientarsi in questo frangente.
Il Manifesto del 4 luglio 2006 prevede una prima fase di "raccolta" di soggetti liberali e solo quando sarà convenuto che la "raccolta" è sufficiente il Coordinamento si trasformerà in Costituente dei liberali italiani, con l’unico scopo di convocare gli Stati Generali del Liberalismo per decidere le forme opportune di una presenza liberale alternativa ai conservatori ed ostile a qualsiasi clericalismo. Il passaggio alla fase di una eventuale "Unione laica" potrà avvenire solo nel rispetto dell'identità di chi si sente liberale.
L'alternativa possibile sembrerebbe l'abbandono del progetto rappresentato dal Manifesto del 4 luglio 2006, se si ritenesse impraticabile il percorso prefigurato. Per questo è opportuna una pausa di riflessione.
Intanto il regime si sta attivando per impedire il referendum elettorale, referendum che potrebbe diventare la chiave di volta per passare alla nuova repubblica. Forse ora è opportuno investire le proprie energie per difendere il diritto costituzionale al referendum. Al di là del progetto "I liberali con i liberali" occorre ora accordarsi con tutti coloro che fanno affidamento sul referendum, indipendentemente dalle loro posizioni nei confronti del governo e del regime.
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BEPPI LAMEDICA
segretario di Veneto liberale

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