22 settembre 2013

 

Decadenza dei “liberali doc” (all’italiana), non certo del Liberalismo. Non hanno le idee chiare.

Mentre ieri partecipavo al Consiglio Nazionale del piccolo Partito Liberale, prendevo qualche appunto disordinato, che riporto qui senza preoccuparmi di evitare ripetizioni e passaggi bruschi, e avendo eliminato solo qualche errore più grossolano di lingua:

Appunti:

Delusione al Consiglio Nazionale del Partito Liberale, negli ultimi anni sopravvissuto dignitosamente al disastroso bipolarismo personalistico Destra-Sinistra, almeno a livello di idee, come semplice icona (perché in pratica non fa nulla, e nulla del resto potrebbe fare, vista la scarsità e mediocrità dei “liberali” oggi e la politica populistica e carismatica all'italiana iniziata da Berlusconi, che consacra i suoi personaggi nei talk show in Tv...).

Nonostante che siano ufficialmente terzi tra i due schieramenti e distribuiscano giustamente critiche agli uni e agli altri, sono ormai anche loro rovinati dalla becera sottocultura berlusconiana, tanto che, p.es., molti consiglieri hanno proposto ieri di allearsi, sia pure conservando l'autonomia, con il Centro-Destra, e hanno tirato in ballo ancora oggi espressioni tipiche degli anni 70, come i "catto-comunisti" (oggi inesistenti: i cattolici PD sono semmai catto-conservatori appena un poco statalisti, ma come qualsiasi socialdemocratico, nulla più).

In più questi sedicenti “liberali doc”, che sono ottusamente convinti di essere gli unici liberali in Italia (proprio ora che quasi tutti sono liberali, alcuni senza saperlo, ma altri con grande cultura e competenza, pur provenendo da altri lidi), risultano paradossalmente i più conservatori e ristretti di idee tra i liberali. Poco aggiornati. Per esempio, si appiattiscono sulle tasse e si identificano nell'industria e commercio (l’offerta), ignorando i diritti dei cittadini acquirenti e utenti (la domanda, fondamentale elemento del mercato davvero libero, come diceva Einaudi). Insomma, negli ultimi anni anche la base del PLI si è immiserita e spostata a Destra, ripetendo luoghi comuni populistici ed elettorali cari a Forza Italia.

Peccato. Così tradiscono le Tradizioni e la dottrina politologica. E dire che neanche il liberal-conservatore Malagodi, ripetutamente invitato dal Vaticano e da Andreotti, accettò mai di allearsi con la Destra d'allora, il Msi.

Si è volato troppo alto? Non alto ma distante. In realtà si è volato basso. Ho sentito discorsi qualunquisti e semplicioni (davvero conservatori) da "bar dello sport di Vicenza". Il non considerare la realtà e i complessi meccanismi psicologici e di comunicazione non è volare alto, ma non capire. Sia De Luca (meno), sia i suoi critici (di più), si illudevano che con un logo virtuale come PLI (la cui platea è spesso la stessa dei berluskones e una parte della base vota spesso anche per il PDL...) si potesse fare qualcosa oltre la pura testimonianza.

E poi ideuzze chiuse da conservatori anche nel segretario De Luca, in precedenza più illuminato (in gioventù era stato addirittura gobettiano). P.es. no a tasse più alte sui redditi più alti, critiche alla brava presidente della Camera, la Boldrini, critiche ai giudici. Del resto, il “partito degli avvocati” attraversa tutto il Centro-Destra e comprende anche Radicali, Liberali e Repubblicani, anche questi ultimi – lontani i tempi gloriosi di La Malfa – ormai irrimediabilmente “di Destra”.

Ma soprattutto, dopo tanti anni di studi e precisazioni da parte dei grandi pensatori liberali, ancora si cade nell'equivoco sottoculturale comune a Destra e Sinistra di confondere il Liberalismo col solo Liberismo economico. Tesi smentita dai testi e dalla dottrina, proprio da studiosi italiani ed europei. Cosetta facile facile, che sapevo già a 16 anni, mentre al Consiglio ho sentito quarantenni che organizzano addirittura Scuole di Liberalismo (!) che ancora cadono in questo grave errore concettuale! E poi ce l’hanno pure col laicismo. Sono i catto-liberisti...

E tutti si ostinano nella vecchia politica fatta dall'alto, con alleanze, fusioni ecc. Ora sembra rintuzzata la proposta di farsi assorbire dallo sconosciutissimo MIR (“Moderati in Rivoluzione”: tanto per dar ragione a Freud sui soggetti che amano i giochi di parole…) di un industriale, tale Samorì, di cui non è nota una sola idea, una sola frase concettuale sul Liberalismo, ma solo che ha molti soldi. Per fortuna il Consiglio ha bocciato la alleanza o fusione con l’ennesimo emulo di Berlusconi che “scende in politica”.

E poi basta con i giochini dall’alto: magari due o tre persone chiuse in una stanza. No, la politica si fa iniziando dal basso, cioè dalle piazze, dai tavolini in strada, dai comitati di quartiere o per i consumatori. Ma per una "ideologia" complessa e poco italiana come quella liberale la cultura e la storia sono fondamentali come per nessuna altra. Quindi necessità anche di corsi, conferenze, scuole, web, Fondazioni ecc. Consiglio che diamo da molti anni, ma niente: non ci sentono. Una caparbietà e ottusità unica. Un corpo più lento, sottoculturale, provinciale e inadeguato di prima, quello che ho visto ieri al Consiglio.

Inoltre i cosiddetti laici (repubblicani e liberali doc), ormai sono auto-referenziali e non fanno più propaganda. La gente per loro è un intralcio: per loro la politica inizia e finisce nei giochetti e trucchi tra di loro in Parlamento o nei Consigli locali. Altro errore.

E poi questi “Liberali doc” non si sono accorti che oggi, dopo la fine ingloriosa di Fascismo e Comunismo essendo nel frattempo tutti diventati liberali, perfino molti a Destra e a Sinistra (anche se lo negano), tanto che scientificamente, manuali alla mano, si potrebbe dire che esistono molti liberali (non liberisti) perfino in SEL, il che è tutto dire, è diventato o impossibile o difficilissimo per un partitino farsi notare diffondendo un messaggio che non è più originale, ma che ormai tutti accettano di buon grado o malvolentieri. Basti pensare che nel PD, a stretto rigore di testi politologici, si fronteggiano liberali cattolici di centro, liberali laici di centro e di sinistra e veri e propri socialdemocratici (pochi, curiosamente); mentre la stessa SEL (altro che "comunisti"…) non va oltre una normale socialdemocrazia.

Ecco perché nessuna persona famosa, di successo, ambiziosa e intelligente si presenterà mai con i Repubblicani e i Liberali, ma solo mezze figure che non hanno niente da perdere o professionisti (avvocati, giornalisti ecc) che fanno altri per vivere e usano la politica come fiore all’occhiello per distinguersi. Quindi un grave deficit culturale, ideologico e psicologico.

Il pericolo reale per l’immediato futuro è che con una segreteria politica Guzzanti e con De Luca auto-esiliatosi presidente del partito, il PLI entri nel Centro-Destra, come ha anticipato lo stesso De Luca nella relazione che ha aperto i lavori. Proprio quella Destra che ha ingannato e umiliato gli Italiani e i liberali in particolare. In tal caso sarà asservito perfino il nome del partito dei Liberali italiani. E noi che finora abbiamo cercato di “ridurre i danni” ce ne andremo, definitivamente.

Se dunque i cosiddetti "liberali doc" non sono neanche davvero compiutamente liberali, che ci possiamo aspettare? Che abbiano anche la determinazione necessaria alla propaganda e all’organizzazione che avevano i vecchi liberali appassionati del Risorgimento, che questi gravi errori ideologici non li facevano? No di certo.

Altro che “liberali doc”. Altro che consuete lamentele, come “ci impediscono di andare in tv”, “non abbiamo soldi” ecc. Se perfino il simbolico PLI, che doveva fare solo il dignitoso simbolo, continua così, cioè si comporta con tutti i vizi dei partiti veri, ovvero non impara a educare la gente – a  cominciare dalla propria base – su che cosa è davvero il Liberalismo (penso anche a certe lezioni delle varie “Scuole di Liberalismo”, e mai come in questo caso le virgolette sono necessarie…), se non si apre a settori nuovi e più intelligenti, se non rinnova in profondità la propria dirigenza media, già dal prossimo Congresso sarà fagocitato dalla Destra becera e populista dei berlusconiani, che lo esporranno come trofeo, a riprova del loro tasso di “liberalismo”.

Ma chi rappresenta oggi il PLI? Già ai tempi di Malagodi non rappresentava tutto il Liberalismo esteso, che spesso era rappresentato più dai cugini Repubblicani. A sentire le idee espresse ieri, già ora è meno rappresentativo del Liberalismo di qualsiasi altro partito italiano, compreso quel PD che nonostante il catto-conservatorismo di molti suoi esponenti, non di rado attraverso altri suoi esponenti ha dato in materia qualche piccola “lezione”.

Del resto, è già successo a francesi, inglesi e americani. La loro liberal-democrazia ha vinto e si è diffusa quasi ovunque nel mondo, spesso con metodi discutibili, è vero: ma ora di tanto in tanto si alza col dito puntato qualche novellino dal Primo, Secondo o Terzo Mondo che fa loro notare nel loro comportamento qualcosa di illiberale… Chi semina si aspetti che l’albero cresca: ma qualche ramo gli può cascare in testa. Così va il mondo. Senonché, Liberali e Repubblicani italiani, neanche hanno seminato. Perciò non gli cadranno in testa i rami altrui. Ma vorrà dire che i pochi alberi liberali spuntati in Italia saranno nati da semi portati dal vento o dagli uccelli. 


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