3 febbraio 2007

 

Caputi. "Il Coordinamento non è un partito, e Morelli non è il segretario"

Gabriele Pagliuzzi mi ha girato la mail di Raffaello Morelli. L’ho letta e sono caduto dalla sedia per l’incredulità….
Il Coordinamento dei Liberali Italiani, è bene ribadirlo subito, ha il seguente scopo (articolo 3 del manifesto da tutti sottoscritto):
Collegare e coordinare tra loro i gruppi, le associazioni e i movimenti della vasta e composita area di cultura politica liberale finora priva di voce a livello nazionale, per rappresentarli unitariamente. Quando la rappresentanza sarà sufficientemente estesa, il Coordinamento si trasformerà in Costituente dei liberali italiani, allo scopo di indire la grande assemblea costituente degli Stati Generali del liberalismo.
I mesi passati soprattutto con Nico Valerio a lavorare sul Manifesto, le tante cesellature ed incesellature notturne, le telefonate e le chiacchierate spese per arrivare ad un documento che andasse bene ai firmatari sono la ragione della mia incredulità.
Fra i soci fondatori di questo coordinamento c’è sin dai primissimi giorni Destra Liberale-Liberali per l’Italia. Fummo tra i primi sottoscrittori del Manifesto ed ancora ora lo sottoscriviamo in pieno.
Raffaello, qual è il problema? Cosa ha scritto Gabriele ora che non si sapeva da sempre, e cioè che un gruppo chiamato Destra Liberale non può che guardare al centro-destra? Non mi sembra opportuno prendere una lettera pensata e scritta per i militanti del movimento chiamato Destra Liberale e farne un killing criteria per l’appartenenza o meno ad un coordinamento liberale fondato da noi tutti.
Il Coordinamento deve coordinare, e - come recita l’articolo 4 - vuole essere: un organo di consultazione permanente e di decisioni federative tra i gruppi liberali che nulla toglie alla loro autonomia.
Raffaello: decisioni federative presuppongono un gruppo dirigente, il gruppo dirigente presuppone un congresso, il congresso presuppone degli iscritti, gli iscritti presuppongono una linea politica, con una maggioranza ed una minoranza. Il coordinamento, mi sembra, non ha nulla di tutto questo. Ed ora io ti chiedo: in base a quale potere puoi decidere di tener dentro o fuori un socio fondatore? Basta una email di Beppi?
Per cui, prima di rendere necessarie inutili escalation che male farebbero a tutti quanti, ti chiederei gentilmente di rileggere quanto hai scritto nella mail, di rileggere il manifesto che abbiamo tutti sottoscritto e di procedere come nulla fosse avventuo.
Anche io ti ho conosciuto da poco imparando ad apprezzare la tua pragmaticità e la tua voglia di fare. Il sogno liberale è troppo importante per poterlo bloccare con una mail. Certo della tua comprensione e della tua intelligenza ti saluto e ti dò appuntamento a Benevento.
MARIO CAPUTI Resp. Milano Destra Liberale-Liberali per l'Italia

1 febbraio 2007

 

Valerio: “Pagliuzzi ha ragione sulla forma, torto marcio sulla politica”

Ricordo che stilai io stesso, da solo, la prima bozza del Manifesto dei Liberali Italiani, nel giugno 2006, che fu poi leggermente modificata con gli amici del Comitato. So bene, quindi, che il rispetto delle forme dà ragione a Pagliuzzi e Caputi. Oltre a scriverlo nel Manifesto, l’abbiamo poi sempre ripetuto che non siamo né vogliamo essere un partito o un movimento. Il che vuol dire che non ci interessa e non ci spetta identificare una "linea" politica, ma solo riunire i liberali italiani.
Però, sulla base d’un minimo comune, di cui parla appunto il Manifesto. Il che potrebbe anche voler dire che ogni componente continua a vederla politicamente come più gli pare. Stop.
Sì è vero, avete firmato il Manifesto in cui si dice blandamente che i Liberali sono "naturalmente distinti" da questa Destra e questa Sinistra. Caddero, si badi, la "posizione critica" che io avevo previsto. Ora, ditemi voi quale liberale di Destra o di Sinistra non è "naturalmente distinto" anche dalla Destra o Sinistra di cui fa parte, perché "poco liberale". Conoscendo l’individualistico e perfezionista mondo liberale, direi nessuno. Questa formula la mettemmo proprio per consentire la più ampia partecipazione.
Gli amici di Destra Liberale, perciò, hanno tutto il diritto di continuare a far parte del Coordinamento.
Sul piano ideologico e politico, però, sono arrivati al pettine i nodi dell’adesione sofferta, travagliata, data con evidente riserva mentale, al coordinamento dei Liberali Italiani degli amici di Destra Liberale (prima Destra e poi Liberale, questo mi aveva subito messo sull’avviso). Poco male, la chiarezza è mille volte meglio dell’ambiguità.
Mi dispiace perché stavo per proporre Pagliuzzi, in quanto ex senatore della Repubblica, addirittura come Coordinatore del comitato (che non ha ancora eletto cariche, il che è molto strano e mi allarma). Ma ora il "richiamo della foresta", il suo sbilanciamento fuori tempo massimo, riporta tutto in alto mare.
Dirò subito che ho sempre fatto pressioni sull’amico Mario Caputi, che ho conosciuto nel PLI e apprezzo per la voglia di fare e di uscire dal vecchio, perché il gruppo di Pagliuzzi venisse nel Comitato. Per loro abbiamo modificato, contro le mie e nostre idee, la bozza del Manifesto che avevo stilato a giugno. Un trattamento speciale, che non si ripeterà con nessun altro. Perché tenevo molto a che ci fosse una componente liberale di destra, anche per bilanciare altre eventuali di sinistra. Per me il Liberalismo, infatti, deve essere equilibrato, e un coordinamento di Liberali Italiani deve riunire tutte le componenti.
Sapevo però che certi loro slogan nascondevano, più che una visione liberale, una generica scelta conservatrice moderata, in questo senso e solo nel linguaggio italiano "liberale".
Avevamo discusso (figuratevi, io liberale ultra-risorgimentale) sulla loro pretesa inutile di inserire la Patria e la Bandiera (non ricordo la Famiglia, mi sembra di no) tra i punti determinanti del Manifesto. Da buon pragmatico mi sono opposto alla retorica vuota, irrazionale, che è sempre illiberale, come dicevano Croce ed Einaudi. Che vuol dire oggi questo slogan; forse dobbiamo arruolarci tutti nell’Esercito, combattere una nuova guerra d'indipendenza, esporre ogni giorno il nostro amato vessillo sul balcone come i tifosi di calcio? E se non vuol dire nulla di pratico, allora è solo uno specchietto per allodole, un irrazionale richiamo conservatore e nazionalista, uno slogan elettorale sottoculturale, alla Reagan.
Noi liberali eravamo nazionalisti (meglio: indipendentisti e irredentisti) quando la Nazione non poteva esprimersi perché divisa tra tanti Stati. Ma oggi che la Nazione italiana c’è, tanto più dopo i guasti dei nazionalisti fuori tempo massimo (fascismo e nazismo), noi liberali ci definiamo patriottici e orgogliosi di essere italiani, ma non nazionalisti. La nostra Nazione è oggi l’Europa, anzi, la Comunità delle Nazioni Liberali.
Sapevo che questo nodo ideologico non risolto - per aver io stesso inventato lo slogan "Né socialisti, né conservatori, né clericali" che abbiamo messo sotto la testata e poi articolato nel testo - del conservatorismo sottostante degli amici milanesi di Destra Liberale ci avrebbe dato grosse grane in seguito.
Naturalmente ritengo un'errore grave essere meno critici verso la CdL proprio ora, quando si dimostra che perfino le piccole misure pseudoliberali o microliberali di Bersani e C. le avrebbe potute fare meglio, molto meglio e in grande, la CdL.
Che però non le ha fatte. In cinque anni. Con 100 deputati in più. Mentre i Martino e i Biondi si distraevano a raccogliere farfalle, il neo-statalista Tremonti già tecnico di ministri socialisti "dava la linea", e Fini (o la Lega) davano voce a tutti i peggiori gruppi corporativi e conservatori. Fatto sta che le riforme liberali la CdL, che abusivamente aveva raccolto anche voti liberali con promesse d'un "liberalismo di massa", non le ha "volute" fare. E questo è un dato politico.
Perciò un vero liberale deve "punirli", non comprenderli. Anche perché - lo ripetiamo anche nel Manifesto - non è "liberale" chi si dice tale, ma chi "fa" cose liberali. E questa Destra non ha fatto niente di liberale. Ritornare sotto il loro tetto proprio ora che viene dimostrato il loro errore, è anche un errore tattico oltreché strategico da parte d'un liberale, sia pure di Destra.
E se perfino dei comunistelli snob dicono sì a piccole e marginali liberalizzazioni, questo non è un argomento "contro" Prodi, per quanto il suo Governo sia il concentrato dei Poteri conservatori della Sinistra. Ma, anzi, se esiste una logica, questo è un argomento invincibile, un vero schiaffo, innanzitutto contro i Poteri conservatori della Destra. E con che faccia, allora, con che logica liberale, voi oggi andate in suo soccorso?
NICO VALERIO, ideatore e promotore del coordinamento Liberali Italiani

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