3 ottobre 2008

 

Scandalo Catania. E meno male che il Governo Berlusconi doveva essere "liberale"

Forse si sente, nel suo piccolo, il Bush italiano, fatto sta che dopo aver dilapidato i soldi del contribuente lasciando marcire la questione Alitalia a vantaggio dei soliti noti della finanza, il presidente Berlusconi sta per ripianare le perdite del Comune di Catania. Un pessimo esempio e un gravissimo precedente diseducativo, contro il quale protestano i liberali.
Ancora una volta l’incapacità e il malgoverno, anziché essere puniti vengono premiati, e proprio dal Governo di Centro-destra che aveva promesso meritocrazia ed efficienza "liberali". Così non è stato, naturalmente: ottenuti i voti, questo Governo si sta dimostrando uno dei meno liberali degli ultimi decenni.
Sul caso Catania si è pronunciato Paolo Arsena, portavoce del coordinamento del Forum per l’unità dei Repubblicani, che auspica – evviva – l’introduzione della responsabilità civile e penale degli amministratori e funzionari che sbagliano. "Come la regione Lazio, il caso-Catania è una vergogna esemplare di questa destra al governo locale e nazionale, e un ennesimo schiaffo al cittadino contribuente", ha affermato Arsena a quanto riporta Repubblica-News. "Non basta vedere una città sul lastrico, con debiti fino a 500 milioni e coi netturbini che rovesciano immondizia perché non pagati da mesi; non basta sapere che a fronte di questo i dirigenti pubblici si 'ingrassano' lo stipendio con lauti ‘premi di risultato’. Oltre tutto questo, apprendiamo che il premier procurerà 170 milioni di denaro pubblico per coprire le magagne catanesi del suo medico personale, che si aggiungono alle centinaia di milioni per risanare i dissesti della sanità laziale. E' inammissibile - conclude la nota - che sia sempre il cittadino a pagare la malagestione. Come repubblicani chiediamo che venga introdotto finalmente il principio della responsabilità politica, morale, civile e se necessario penale per gli amministratori incapaci. Questo vale per le pubbliche funzioni, ma anche per le grandi aziende di Stato e le partecipate, che stanno andando in crisi".
Siamo del tutto d’accordo con Arsena e gli amici repubblicani, anche questa volta.

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