23 febbraio 2009

 

Malgrado cani e porci, la scalata di Destra fallisce. Il PLI resta libero e indipendente

Neanche nei congressi radicali – non sono più, signora mia, quelli d’una volta – c’è tanto dibattito, tanta contrapposizione, come c’è stata al Congresso del Partito Liberale (Roma, 20-22 febbraio). Come ai bei tempi. Ma sì, quando c’erano ancora, evviva, gli scontri forti di idee o di uomini alla luce del sole. Non come oggi, quando si fa tutto sottobanco e in segrete stanze. E però sono tornate anche le "truppe cammellate" visibili, i diversi per facce e vestiti. Oggi, invece nei Partiti dei leaders carismatici senza carisma, sono tutti truppe cammellate, basta vedere una convention di Forza Italia: solo che sono convocati per tempo, hanno i distintivi all'occhiello, hanno almeno letto la mozione, vestono tutti di grigio, e vengono addirittura eletti.
"Bei tempi", quando i partiti, nonostante che al momento del voto apparissero improvvisamente parenti, fidanzate, amici, e ceffi poco rassicuranti del tutto sconosciuti ai più, almeno erano veri, e le differenze di caratteri e visioni del mondo non erano attenuate e distrutte dall’omogeneizzazione ipocrita necessaria al cesaropapismo oggi imperante. Allora, sì, ricordano i nostalgici un po’ masochisti, che la passione politica era "bella".
E così è stato nella grande sala congressi dell’Hotel Aran-Mantegna. Colpi di scena a ripetizione, ressa all’ingresso per gli accrediti, risse con le truppe cammellate della Destra che avevano avuto l’ordine di infiltrarsi ("Berluscones? Magari, quelli dalla faccia e dal vestito sembravano piuttosto della Fiamma!" ha esclamato scandalizzata un ragazza), una signora dell’accoglimento che si è sente male, mentre in sala scontri durissimi che ricordavano gli anni 50 ("bullo!", "mascalzone") tra i colleghi giornalisti Diaconale e Guzzanti, e tra Diaconale e la Brancati.
Insomma, chi l’avrebbe detto, il Congresso del Partito Liberale è stato finalmente un congresso vero, a tratti sanguigno, con alti e bassi da montagne russe al cardiopalmo, con un doppio finale a sorpresa (prima il voto la sera di sabato, e poi alla domenica la decisione della minoranza al Consiglio nazionale) che ai liberali ha fatto finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo le polemiche della vigilia. Con una prima giornata dedicata ai politici o studiosi ospiti che hanno svolto spesso vere relazioni di spessore politico (è il caso di Massimo Teodori), con molti interventi, e con contrapposizioni forti di uomini. Non di programmi, però, molto simili tra loro, segno d’un Liberalismo maturo e condiviso.
Fatto sta che la macchina da guerra che aveva lanciato una vera e propria OPA segreta e ostile ha fallito. Del resto alcune smagliature si erano già notate nella sua trama: per esempio i pacchi di richieste di iscrizione provenienti da un unico indirizzo, arrivate al PLI un giorno dopo il termine ultimo. Errori imperdonabili che ricordano piuttosto le velleità di Totò e Peppino, e che non possono che concludersi con qualche amaro risolino.
Quello che conta è che il partito di Croce e Einaudi non viene assorbito dalla Destra berlusconiana, ma continua ad essere più vivo e vitale di prima, col triplo degli iscritti (superai i cugini radicali), fermamente indipendente e terzo rispetto ad una Destra e ad una Sinistra sempre più vischiose, poco o nulla liberali, affette da leaderismo, mancanza di idee, sottomissione alla Chiesa, riluttanza ai progetti, alla modernizzazione del Paese e alle riforme, insensibilità ai veri bisogni della gente. E in questo la Destra non sembra ai liberali che hanno stravinto (a differenza di quelli che hanno stra-perso) assolutamente migliore della Sinistra. Anzi.
L’attuale Segretario, Stefano De Luca, in due lucidi discorsi, il primo dei quali vista l’invasione è stato un bel saggio "identitario" e culturale, ha avuto buon gioco nel dimostrare che il bonapartismo strisciante si avvale di ogni mezzo per condizionare la libertà dei cittadini, e che – Forza Italia o no – ormai la Destra si esaurisce nel berlusconismo. Non c’è altro spazio per nessuno. Perché, allora – si sono chiesti i congressisti – portare i liberali a Destra? Era lecito chiedersi: "Chi lo aveva ordinato, chi lo avrebbe gradito?"
Ma anche Taradash e Diaconale, i candidati accusati di aver lanciato l’OPA, hanno in sostanza confermato gran parte delle critiche al berlusconismo. Segno quindi che, se OPA c’è stata, non era una scalata segreta ordinata da Berlusconi (figuriamoci, un partitino dello 0,3 per cento), ma piuttosto un regalo spontaneo, magari facilitato, per autonoma iniziativa di donatori ossequiosi, come dote simbolica per acquisire eventualmente ruolo, benemerenze e potere. A chi? Alla Destra. Che, gira e rigira, altro non è che Berlusconi.
Quest’assurda contraddizione (parlar male del PdL e poi portargli in regalo il PLI) è apparsa insostenibile anche ai meglio disposti verso i conquistadores, ed ha irrimediabilmente fatto perdere la partita alla cordata.
Il secondo errore, capito al volo dalla platea, come sempre sensibile alle sfumature psicologiche, era una caricaturale tracotanza alla capitan Fracassa in uno o due personaggi, e in altri un’aggressività appuntita, una dialettica pregiudiziale e astiosa, un insopportabile tono didattico, insolite tra liberali, e comuni invece tra avversari di "opposti schieramenti".
La gente ha capito al volo dai toni usati nella discussione che quelli che considerava gli "intrusi" perché volevano entrare in massa con centinaia di nuovi iscritti al seguito non lo facevano per dialogare e competere nel rispetto reciproco, ma per distruggere l’avversario e sostituirlo del tutto con un colpo di mano durante il Congresso. Una programmata completa decapitazione della classe dirigente del PLI. Che avrà certo colpe di inattività e di scarsa comunicazione, da me sempre ricordate, ma non certo culturali e ideologiche, e che invece in Italia si distingue come interprete fedele e completa di tutti gli aspetti del Liberalismo. Quel Liberalismo di cui si fanno belli abusivamente e solo per propaganda soprattutto a Destra, oggi anti-liberale nelle prese di posizione e nei fatti concreti come o addirittura più della Sinistra.
Inoltre, a riprova ulteriore che tutti gli indizi del cui prodest portano alla stessa parte politica, ha incuriosito l’accanimento di una ex-esponente FI contro il senatore Guzzanti, che da poco ha lasciato il PdL lanciando gravi e giuste accuse a Berlusconi. Sul suo blog si era concesso da giornalista e "impolitico" fuori schema alcune provocazioni eterodosse - p.es. sulle pene ai grandi criminali - assolutamente lecite per un liberale (si sa che Destra e Sinistra non accettano la posizioni personali anticonformiste), e che comunque non ha mai fatto come esponente del PLI.
Contro di lui c'è stato un attacco strumentale d'una Destra anguillesca, che quando meno te l'aspetti si finge Sinistra. D'altra parte, se si spulciasse in modo sovietico nella corrispondenza privata (leggibile da tutti) dei nostri blog, si troverebbe di tutto. Io stesso ho fatto provocazioni paradossali d'ogni tipo. L'amico Guzzanti, perciò, ha fatto bene a lamentarsene e a denunciare "attacchi alla Vishinsky". Ha tutta la mia e nostra solidarietà.
Dopo una lunga e complessa votazione a scrutinio segreto, De Luca e Guzzanti hanno ottenuto il 73 per cento, mentre Diaconale e Taradash il 23. Il giorno dopo, in sede di Consiglio Nazionale e con la prospettiva di eleggere la Direzione, ultimo colpo di scena: i perdenti Diaconale e Taradash rifiutano di assumere cariche in Direzione.
Ed è un peccato, perché questo comportamento lecito ma non democratico conferma i sospetti dell’OPA e perché impedisce ad alcuni bravi e preparati giovani della cordata di lavorare per il Liberalismo. I giovani liberali in buona fede sono i primi ad essere danneggiati da Diaconale. Infatti, il bravo ricercatore Paolo di Muccio, liberale autentico che voleva lavorare comunque nel PLI, è stato estromesso dalla corrente diaconalina.
Il Congresso ha poi nominato i nuovi vertici del Partito: Presidente d’onore: Carla Martino; Presidente: Carlo Scognamiglio Pasini; Segretario Nazionale: Stefano de Luca; Vice Segretario: Paolo Guzzanti. Il Segretario ha indicato – è una mia vecchia e reiterata proposta, questa, e sono lietissimo della vittoria - un Ufficio di Segreteria. E’ stato costituito da Roberto Petrassi, Mario Caputi, Ivan Uncini e Stefano Maffei.
Tanto clamore per nulla? No, le polemiche e la scalata plateale (ottimo coup de theatre: non a caso con 3-giornalisti-3 come protagonisti, gli uomini della stampa di effetti speciali se ne intendono) hanno chiamato a raccolta i vecchi liberali disincantati, e hanno convinto ad accostarsi molti giovani, sempre attratti dove c’è uno "scontro di civiltà". E così siamo riusciti ad infilare almeno (sono pochi, ce ne vogliono di più e con posizioni ancora più indipendenti, da veri e propri co-segretari) due nomi nuovi, 30-40nni preparati, veloci e attivi, in Segreteria: Maffei e Caputi. Un altro, Tagliati, già lavora bene nel campo della modernizzazione informatica del PLI.
Buon segno: il rinnovamento è iniziato. Speriamo che l'amico segretario De Luca, che così bene rappresenta il pluralismo tipico del Liberalismo, e che abbiamo in modo convinto difeso al 100 per cento, si tolga di dosso un po’ della sua... coriacea sicilianità individualistica e deleghi sempre di più. Il Liberalismo ha bisogno del lavoro di gruppo tipico della politica moderna, della modernizzazione e delle competenze specifiche necessarie ai tempi veloci in cui viviamo. Auguri, Stefano!

15 febbraio 2009

 

Opa segreta sul Partito Liberale. L’appello degli altri liberali: rinviare il Congresso


Coordinamento dei Liberali Italiani
Federazione dei Liberali
Forum per l'Unità dei Repubblicani

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Febbraio 11, 2009
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All'On. Stefano De Luca
Segretario del Partito Liberale Italiano
via Ignazio Guidi 4, Roma


Caro De Luca, Come tu ben sai, i gruppi di noi firmatari sono impegnati da tempo a costruire, in occasione delle prossime elezioni Europee, la lista unitaria dei liberali, repubblicani e moderati che intendono iscriversi al Partito ELDR non riconoscendosi nel PPE e nel PSE. Dunque riteniamo che vi parteciperà anche la Tua area.
Peraltro rileviamo dalla stampa che, in vista del Vostro congresso fissato il 20-22 febbraio, è in corso un acceso dibattito, tra i Tuoi sostenitori e altri soggetti finora del tutto estranei al Tuo partito, a proposito della Vostra attuale linea di collocazione liberale. Questi ultimi soggetti vorrebbero ribaltarla. Il Vostro confronto è così sulla Vostra collocazione in Italia. Eppure pensiamo che, nella naturale concitazione delle giornate congressuali, il dibattito finirebbe per dare un'immagine divisa della Vostra realtà, con deviazioni innaturali rispetto ai principi liberali di autonomia politica, che potrebbe incidere pure sulla questione ELDR. Ciò, oltre la Vostra immagine, indebolirebbe senza dubbio la nostra lista dei liberali per le Europee dal punto di vista politico propagandistico.
Per tutto questo, noi tutti rivolgiamo a Te e al Tuo partito un accorato appello perché vogliate scongiurare una Vostra divisione strutturale dovuta a pur rilevanti questioni politiche italiane e, ripercorrendo quanto già fatto dal PRI con il rinvio del proprio Congresso di marzo, vogliate slittare il Vostro Congresso di qualche mese ad elezioni Europee celebrate, quando il Vostro dibattito interno sulla politica italiana potrà essere affrontato senza indurre effetti elettorali europei.
Nella speranza che vogliate accogliere questo nostro appello, Ti salutiamo molto cordialmente
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Paolo ARSENA
Gianmarco BRENELLI
Giuseppe GIZZI
Raffaello MORELLI
Pietro PAGANINI
Claudio PIETRONI
Nico VALERIO

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