11 aprile 2009

 

Populisti e senza regole. I finti "liberali" del regime mangia-tutto e del "far vedere"

Con una furba tecnica disinformativa, Governo e partito del Popolo della Libertà, l’intera Destra, e anche la Sinistra, tendono a diffondere tra la gente ignara di cose politiche il concetto che le idee, la cultura politica, sono ormai morte, e che serve ormai la politica del "fare". Fare che cosa, senza idee? Anche Mussolini diceva le stesse parole, criticando il "vecchio liberalismo".
Comodo per chi vuole fare i propri comodi: le dottrine, le ideologie costringono ad una certa razionalità, ad un minimo di coerenza. E quando non si rispettano le leggi interne della logica e della coerenza, figuriamoci quelle esterne, cioè il rispetto delle regole tipico dello Stato di diritto, in cui anche i governanti devono seguire le leggi.
Così, invece, Berlusconi lavorando solo sulle parole, sulle definizioni, sul "far vedere", sul teatrino della politica alla tv, può dire a fare tutto e il contrario di tutto, smentirsi nel giro di qualche ora, definirsi "liberale" (che bella parola: tanto la gente non sa che vuol dire…) ma dire cose anti-liberali, populiste, qualche volta perfino fasciste. O anche solo stupide, che è peggio.
Sulla doppiezza voluta e a lungo studiata di questa Destra, basta solo un esempio: si riempie la bocca di "liberale" e poi non aderisce al Partito Liberale europeo, ma al suo oppositore conservatore, al Partito Popolare. Già questo la dice lunga. Ma lo capiranno quegli studenti ultraconservatori e ignoranti che leggono solo articoli e libri che confermano le loro idee tifose (basta andare sui blog aggregati da Tocqueville), i ragiunatt, gli artigiani e i piccoli imprenditori che per loro ammissione "non hanno tempo neanche di leggere il giornale", e i milioni di casalinghe, anziani e pensionati, che vedono solo la tv, e al massimo leggono solo Libero o il Giornale, e sono la platea naturale del Popolo della Libertà? No.
E su questa diffusa ignoranza della gente che si basa il governo di Destra.
Il termine "liberale", quindi, è stato conquistato proprio dai suoi avversari, così com’è accaduto a "laico", ormai ostaggio dei clericali che agiscono in Parlamento su mandato della Chiesa.
Ora il commentatore Piero Ostellino, ex-direttore del Corriere della Sera e intellettuale di sicura scuola liberale, ha integralmente ospitato nella sua rubrica sul Corriere della Sera (11 aprile) la lettera di Raffaello Morelli (Fed. Liberali e Comitato dei Liberali Italiani) sullo scarso o nullo rispetto delle regole e sul populismo anti-liberale spacciato per "liberale" alle masse ignare di politica attraverso i massa media, che caratterizza questo Governo e anche l’intera classe politica. Peccato il titolo ("Ultimi mohicani"), da tipico giornalista che semanticamente prende le distanze e usa l’alibi di cautelarsi da una tesi con una certa ironia. Conosciamo i nostri polli, avendo frequentato redazioni fin dalla adolescenza.
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ULTIMI MOHICANI
Piero Ostellino, Corriere della Sera, 11 aprile 2009
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Questa è la storia degli ‘ultimi mohicani italiani’. Dei liberali in politica. Minoritari, certo. Ma che si è fatto di tutto, e di più, per far scomparire persino dalla vista.
"Caro Ostellino, quando nel suo "Dubbio" di sabato scorso critica la creatura dell’on. Berlusconi, invece di Popolo della Libertà, Lei usa il nome di Partito della Libertà, un nome della Federazione dei Liberali, figlia del vecchio PLI. Di per sé, il lapsus mostra a cosa porta la campagna, iniziata a metà del 2007 dall’on. Brambilla e da Forza Italia, per appropriarsi del marchio Libertà secondo un metodo da Far West mediatico più che da Stato di diritto. Su ciò è in corso al tribunale di Milano una causa promossa dalla FdL contro esponenti di Forza Italia. Ma la questione va oltre il diritto. Vi sono essenziali motivi cultural-politici per impedire al centro destra lo scippo del nome che sta tradendo da 15 anni. Gli stessi vissuti dalla FdL aggiornando la tradizione di Giovanni Malagodi e Gaetano Martino nel solco di Liberal International.
Il nome Partito della Libertà evidenzia la libertà del cittadino indissolubilmente legata alla diversità individuale delle tendenze e delle aspirazioni, mentre popolo è l’idea massificante ed indistinta di chi adora il collettivo. Congiungere le idee di Popolo e di Libertà è un’immagine suggestiva dal contenuto politico del tutto contraddittorio. E contraddittori sono gli atti del clan Berlusconi. Esalta l’adesione al Partito Popolare Europeo come se fosse credibile accoppiarlo alla rivoluzione Liberale (quando Liberali e Popolari sono avversari naturali). Organizza una kermesse di 7000 delegati senza voto come se fosse una pratica attuazione dei principi Liberali (quando li viola). Poi, mentre si contraddice, ritenta quello scippo cui all’epoca dovette rinunciare per la nostra causa e, con l’investimento pubblicitario, riprova ad accreditare presso cittadini e opinionisti il Partito della Libertà quale roba propria. Così da due mesi, il ministro Bondi ha ripetutamente denominato Partito della Libertà l’organizzazione di cui è coordinatore, e ogni volta ci scrive contrito dicendo che è incappato in una svista linguistica. Da qui la nostra nuova causa ex art. 700 c.p.c. per inibirgli le sviste fino al voto europeo. Il revival berlusconiano non è casuale. E’ funzionale al disegno di monopolizzare tutte le differenze e ad evitare che la FdL utilizzi Partito della Libertà alle europee. Le scorrerie sono servite ad ostacolare il nostro lavoro politico con altri, proprio sbertucciando e contaminando il nome. Ad ostacolare chi denuncia che il confronto democratico non è riducibile al dialogo di potere tra i due partiti più grossi per mutare regole a proprio comodo.
Questo è il nocciolo politico. Il vero tumore del nostro Paese è il buco di Liberalismo. Il metodo coerente dei Liberali scopre gli altarini, preoccupa e va nascosto. Fanno il lavoro sporco non solo il Popolo della Libertà con i teo-con e il Partito Democratico con il sinistrismo senza progetto, ma tutto l’establishment, dall’editoria alla finanza alla burocrazia, cui interessa conservare quei privilegi che impediscono il competere di mercato nelle regole. Berlusconi che decide non è né il male né la cura, è una risposta ai problemi sbagliata e inadeguata. Il Partito della Libertà è l’area dei Liberali impegnati, non la corporazione dei conservator-populisti."
RAFFAELLO MORELLI

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