1 febbraio 2007

 

Valerio: “Pagliuzzi ha ragione sulla forma, torto marcio sulla politica”

Ricordo che stilai io stesso, da solo, la prima bozza del Manifesto dei Liberali Italiani, nel giugno 2006, che fu poi leggermente modificata con gli amici del Comitato. So bene, quindi, che il rispetto delle forme dà ragione a Pagliuzzi e Caputi. Oltre a scriverlo nel Manifesto, l’abbiamo poi sempre ripetuto che non siamo né vogliamo essere un partito o un movimento. Il che vuol dire che non ci interessa e non ci spetta identificare una "linea" politica, ma solo riunire i liberali italiani.
Però, sulla base d’un minimo comune, di cui parla appunto il Manifesto. Il che potrebbe anche voler dire che ogni componente continua a vederla politicamente come più gli pare. Stop.
Sì è vero, avete firmato il Manifesto in cui si dice blandamente che i Liberali sono "naturalmente distinti" da questa Destra e questa Sinistra. Caddero, si badi, la "posizione critica" che io avevo previsto. Ora, ditemi voi quale liberale di Destra o di Sinistra non è "naturalmente distinto" anche dalla Destra o Sinistra di cui fa parte, perché "poco liberale". Conoscendo l’individualistico e perfezionista mondo liberale, direi nessuno. Questa formula la mettemmo proprio per consentire la più ampia partecipazione.
Gli amici di Destra Liberale, perciò, hanno tutto il diritto di continuare a far parte del Coordinamento.
Sul piano ideologico e politico, però, sono arrivati al pettine i nodi dell’adesione sofferta, travagliata, data con evidente riserva mentale, al coordinamento dei Liberali Italiani degli amici di Destra Liberale (prima Destra e poi Liberale, questo mi aveva subito messo sull’avviso). Poco male, la chiarezza è mille volte meglio dell’ambiguità.
Mi dispiace perché stavo per proporre Pagliuzzi, in quanto ex senatore della Repubblica, addirittura come Coordinatore del comitato (che non ha ancora eletto cariche, il che è molto strano e mi allarma). Ma ora il "richiamo della foresta", il suo sbilanciamento fuori tempo massimo, riporta tutto in alto mare.
Dirò subito che ho sempre fatto pressioni sull’amico Mario Caputi, che ho conosciuto nel PLI e apprezzo per la voglia di fare e di uscire dal vecchio, perché il gruppo di Pagliuzzi venisse nel Comitato. Per loro abbiamo modificato, contro le mie e nostre idee, la bozza del Manifesto che avevo stilato a giugno. Un trattamento speciale, che non si ripeterà con nessun altro. Perché tenevo molto a che ci fosse una componente liberale di destra, anche per bilanciare altre eventuali di sinistra. Per me il Liberalismo, infatti, deve essere equilibrato, e un coordinamento di Liberali Italiani deve riunire tutte le componenti.
Sapevo però che certi loro slogan nascondevano, più che una visione liberale, una generica scelta conservatrice moderata, in questo senso e solo nel linguaggio italiano "liberale".
Avevamo discusso (figuratevi, io liberale ultra-risorgimentale) sulla loro pretesa inutile di inserire la Patria e la Bandiera (non ricordo la Famiglia, mi sembra di no) tra i punti determinanti del Manifesto. Da buon pragmatico mi sono opposto alla retorica vuota, irrazionale, che è sempre illiberale, come dicevano Croce ed Einaudi. Che vuol dire oggi questo slogan; forse dobbiamo arruolarci tutti nell’Esercito, combattere una nuova guerra d'indipendenza, esporre ogni giorno il nostro amato vessillo sul balcone come i tifosi di calcio? E se non vuol dire nulla di pratico, allora è solo uno specchietto per allodole, un irrazionale richiamo conservatore e nazionalista, uno slogan elettorale sottoculturale, alla Reagan.
Noi liberali eravamo nazionalisti (meglio: indipendentisti e irredentisti) quando la Nazione non poteva esprimersi perché divisa tra tanti Stati. Ma oggi che la Nazione italiana c’è, tanto più dopo i guasti dei nazionalisti fuori tempo massimo (fascismo e nazismo), noi liberali ci definiamo patriottici e orgogliosi di essere italiani, ma non nazionalisti. La nostra Nazione è oggi l’Europa, anzi, la Comunità delle Nazioni Liberali.
Sapevo che questo nodo ideologico non risolto - per aver io stesso inventato lo slogan "Né socialisti, né conservatori, né clericali" che abbiamo messo sotto la testata e poi articolato nel testo - del conservatorismo sottostante degli amici milanesi di Destra Liberale ci avrebbe dato grosse grane in seguito.
Naturalmente ritengo un'errore grave essere meno critici verso la CdL proprio ora, quando si dimostra che perfino le piccole misure pseudoliberali o microliberali di Bersani e C. le avrebbe potute fare meglio, molto meglio e in grande, la CdL.
Che però non le ha fatte. In cinque anni. Con 100 deputati in più. Mentre i Martino e i Biondi si distraevano a raccogliere farfalle, il neo-statalista Tremonti già tecnico di ministri socialisti "dava la linea", e Fini (o la Lega) davano voce a tutti i peggiori gruppi corporativi e conservatori. Fatto sta che le riforme liberali la CdL, che abusivamente aveva raccolto anche voti liberali con promesse d'un "liberalismo di massa", non le ha "volute" fare. E questo è un dato politico.
Perciò un vero liberale deve "punirli", non comprenderli. Anche perché - lo ripetiamo anche nel Manifesto - non è "liberale" chi si dice tale, ma chi "fa" cose liberali. E questa Destra non ha fatto niente di liberale. Ritornare sotto il loro tetto proprio ora che viene dimostrato il loro errore, è anche un errore tattico oltreché strategico da parte d'un liberale, sia pure di Destra.
E se perfino dei comunistelli snob dicono sì a piccole e marginali liberalizzazioni, questo non è un argomento "contro" Prodi, per quanto il suo Governo sia il concentrato dei Poteri conservatori della Sinistra. Ma, anzi, se esiste una logica, questo è un argomento invincibile, un vero schiaffo, innanzitutto contro i Poteri conservatori della Destra. E con che faccia, allora, con che logica liberale, voi oggi andate in suo soccorso?
NICO VALERIO, ideatore e promotore del coordinamento Liberali Italiani

Comments:
tutto bello, tutto logico, solo mi devi spiegare perché la Destra non ha fatto nulla di liberale, mentre la Sinistra...
 
Noi siamo critici con tutti. Ma parlo per me: la Sinistra a differenza della Destra ha messo sul tavolo della discussione alcuni temi liberali, che a rigore in altri Paesi sono stati affrontati da Governi di Destra. Li sta trattando o male o malissimo, perché Prodi resta il noto conservatore democristiano, ricattato politicamente da almeno quattro partiti, e la ultrasinistra snob difende ormai sono i privilegi di ristrette caste di elettori.
 
E' proprio quello che penso.
Sì ma con questi errori gravi e imperdonabili di entrambi gli schieramenti, molto più simili tra loro di quello che la gente pensi,
entrambi conservatori, condizionati da comunisti, post-comunisti, fascisti, post-fascisti, DC di destra e sinistra, dalla mina vagante della Lega e dalla Chiesa (il "Vaticano", per dirla alla radicale, ché loro la Chiesa in quanto tale non la toccano mai...),
cone cavolo si fa a scegliere? Addirittura a farsi riconvertire sulla via di Damasco proprio adesso?
Ma allora diciamolo, siamo al tifo da stadio, ai Bianchi e ai Neri. Contro la Sinistra ora ci sarà la rivolta dei qualunquisti pentiti che andranno di nuovo ad ingrossare le fila di Berlusconi, dopo aver l'anno scorso votato Prodi.
Questo è un dannato Paese Anti. Anti-Destra, Anti-Sinistra. Un pendolo perverso. E il bipolarismo formale, dopo quello sostanziale che ci ha retto per decenni, ha peggiorato la situazione. E' perfetto per quei faziosi di Italiani: Guelfi e Ghibellini. Ma una volta gli uni, una volta gli altri.
Se Berlusconi e Prodi non lasciano
(simul cadent) a noi liberali veri ci tocca aspettare 10 anni...
 
Ma la soluzione sarebbe "andare da soli a tutti i costi"? Credo che quelli che adesso formano il coordinamento, messi tutti assieme, raggiungano forse lo 0,1% di indice di popolarità.
Possiamo scrivere 1000 volte che, potenzialmente, potremmo raccogliere il 35%, o anche il 50% +1. Di fatto ora non ci sono i mezzi nè le persone.
A meno che Morelli e Lamedica non mi mettano sul piatto almeno 30 milioni di euro all'anno per 5 anni. Allora potremmo iniziare a parlare di terzi poli, di prescrizione nei confronti di chi non ci sta (loro parlano subdolamente di "defezione"), di "mai con questa destra, mai con questa sinistra". Non ci è riuscito Pannella quando stava all'8,5% delle europee del '99, nonostante avesse parlamentari europei e regionali, radio, 100 associazioni sparse in tutta italia e migliaia di iscritti che pagavano 200 euro a testa e Soros e Berlusconi che lo finanziavano. Quali risorse abbiamo noi per fare meglio? Morelli e Lamedica?

Nonostante io sia propenso verso il centrodestra sono aperto ad una soluzione pragmatica: come in Germania si fanno le coalizioni in funzione delle "condizioni ambientali". Si ha così che in certi Länderi i liberali governano con i conservatori, in altri con i socialisti. In certi Länder i socialisti governano con i liberali, in altri con i conservatori, in altri con i verdi, in altri ancora con i comunisti!
Se da una parte è sbagliato esprimere un atto di fede verso il centrodestra, dall'altra parte esprimendo schifo verso tutti ci si taglia fuori dai giochi. Per questo resto sulla mia posizione: Nico, non mi hai convinto. Rifiutare destra e sinistra a priori non può essere la soluzione. Bisogna trattare con destra e sinistra ed allearsi di volta in volta con quelli che offrono di più in termini PROGRAMMATICI e non in termini di poltrone.


Ciao,
Gionata
 
Gionata, ne io né Lamedica, né Morelli, rifiutiamo "a priori" (l'abbiamo ripetuto mille volte) le alleanze con Destra o Sinistra. Solo che "ora" le due coalizioni sono molto simili tra loro. Possibile che il richiamo della antica Fazione italica (Bianchi-Neri) vi chiuda gli occhi?
Non sono 2 schieramenti: è uno solo, diviso per motivi elettorali in 2 sezioni fittizie.
La prova? Acquiescenza alle piccole e grandi lobbies e alla Chiesa, e mani legate di fronte ai diritti di libertà e alle grandi riforme in entrambi i Poli.
E l'Italia è l'ultima in Europa, sia che vada al potere la Ds che la Sn. Un esempio a cui non avrai pensato: nessuno dei 2 Poli si interessa davvero di proteggere l'arte e la Natura, unici nostri beni.
Neanche sul piano politologico la Destra e la Sinistra esistono. Dimmi le differenze, se le sai, ma devono essere differenze vere. Nelle Università ormai questo è un dato noto. Solo la tradizione ci fa parlare ancora di Destra-Sinistra. O davvero Mastella è più progressista della Prestigiacomo, e Bossi ha il senso della Patria (a Pagliuzzi e Caputi fischieranno le orecchie) più di Parisi e Rutelli?
Le vere distinzioni sono le idee e i programmi: Liberali, Socialisti, Conservatori.
Se gli italiani non fossero quel popolo di donnicciole emotive che sono da secoli, e non ragionassero in base a simpatia-antipatia, odio-amore, amici-nemici, come fate voi Destri-Sinistri (sì è proprio così), chiederebbero a se stessi di scegliere sulle 3 vere opzioni politiche: Liberali, Socialisti, Conservatori. 3 parole che invece molti di voi "Destri-Sinistri" neanche sanno bene che significano (p.es. vorrei tanto fare un sondaggio tra i blogger di Tocqueville sulla distinzione conservatori-liberali: ci sarebbe da ridere...).
In quanto allo scegliere "chi offre di più", io sono intransigente: bisogna scegliere semmai chi offre non un generico "di più", ma cose liberali. Credo che anche Morelli, che tra noi è il più "politico",
sarebbe d'accordo.
E non è che "tutti fanno schifo" solo a noi liberali. Ma le leggi le inchieste di Rizzo e Stella sui privilegi, gli sprechi e le corruzioni, li leggi gli articoli e i saggi di denuncia sulla nostra Classe Politica (Destra e Sinistra unite)?
Non è che stando in Germania hai perso i contatti?
 
E soprattutto una cosa, a tutti, ma proprio tutti quelli che gravitano attorno al Coordinamento: quando nel maggio 2006 ho avuto l'idea di affrettare all'improvviso il mio vecchio progetto di Liberali Italiani, maturato sulla newsletter Salon Voltaire, l'ho fatto non per andare subito a menar le mani elettoralmente, ma per un progetto a lunga scadenza (anni e anni).
La fretta improvvisa era solo per evitare di essere bruciato dal progetto liberal-conservatore Neo-Lib di quel matto di Jinzo che diceva di voler "sputare su Cavour" e che "Croce non era un liberale".
Al quale Jinzo, dopo scambi di epiteti da bar, va come dopo una sana scazzottata western, tutta la mia solidarietà: lui è stato addirittura più ingenuo di me, Ho visto come i furbi della Destra clerico-conservatrice l'hanno stritolato: la lobby di potere Tocqueville-Ideazione-Pera-Opinione-Forza Italia.
Per non essere confuso con Neo-Lib, in un solo giorno decisi di partire col progetto e col sito, nonostante che l'altro Nico dicesse che era una pazzia e che "non era il momento". L'avessi ascoltato...
Però i due Nico sono arrivati ad un compromesso: partiamo "solo per esserci, non per fare".
Sapevo bene che si trattava di un processo lunghissimo che prevede il ritiro di Prodi-Berlusconi e il riposizionamento delle forze politiche nei tre filoni: Conservatore-cattolico, Liberale, Socialdemocratico. Senza considerare le ali estreme. Se queste condizioni non si verificano non c'è spazio per un grande polo liberale. E proporsi ancora col miraggio dell'1% è non solo umiliante per noi che siamo oltre il 35%, ma fa capire agli Italiani che non siamo pronti. E quindi è anche inutile. Ma i tanti ottusi della politica, anche liberali, non lo capiscono.
Qui non basta andare dal notaio e fare un nuovo, ennesimo gruppo liberale, devono cambiare le condizioni antropologiche dell'elettorato italiano. Bisogna prima fare anni e anni di propaganda presso la gente semplice per far capire la differenza tra liberali, socialisti e conservatori. Questo, solo questo dobbiamo fare. Sarà un intellettuale da bar e non un politico da campo di bocce (e me ne vanto), ma è solo questo che può cambiare le cose in Italia. E lo dico da psicologo della comunicazione: pedagogia politica. Educazione. La gente è ignorante in Italia. Liberali compresi.
 
Scrive Morelli:

"La defezione di Gabriele Pagliuzzi e di Liberali per l'Italia mi dispiace – perché nelle poche settimane di adesione pareva avviato uno spirito collaborativo – ma alla luce dei fatti è un positivo atto di chiarezza."

Uno stalinista che epura in questo modo chi non la pensa come lui non ha i titoli per stare in un movimento liberale.
 
La defezione di Morelli e Lamedica mi dispiace – perché nelle poche settimane di adesione pareva avviato uno spirito collaborativo – ma alla luce dei fatti è un positivo atto di chiarezza.
 
"Prendiamo atto con rammarico, dopo un'attenta lettura del tuo articolo, compagno Gavrili Paliuchin (!), delle tue dimissioni dal Comitato Centrale del Partito. Noi approviamo le tue decisioni. Firma quì".
Sì, è divertente - passatemi questo aggettivo - per quanto sembra "staliniano" il passo di Morelli. Merita di entrare in un'eventuale Striscia.
E' caduto sulla buccia di banana.
Il fatto è che non si può essere "liberali" verso il mondo esterno e autoritari verso quello interno.
 
Mi sembra molto realista il post di Gionata.
Perchè in termini *ideali* è molto facile condividere i concetti di Nico ma, andando alla cruda realtà italiana, non mi sembra che sia l'Unione di Prodi, "Unione" Cattocomunista nel modo peggiore della peggiore Prima Repubblica, il luogo politico ideale per i liberali autentici.
Berlusconi, ma *mai* Fini (!!!!!!!!!!!!), Casini (per carità!!!!) o Bossi (!!!!!), malgrado non poche stravaganze e vari eccessi verbali, ha di sicuro il merito di aver detto "qualcosa di liberale" e, con l'idea del "partito liberale di massa", ha comunque contribuito a far gettare luce su una identità politica e culturale, quella Liberale, che si voleva far passare come "superata" o da "conservatori gentiluomini".
Penso che, malgrado moltissimi difetti, il Centro Destra attuale, o meglio, Forza Italia, sia il più realistico e probabile interlocutore politico per i più genuini liberali italiani.
Un abbraccio a Nico.
IloveCavour
 
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