25 novembre 2006

 

Morelli: "Un'anima liberale a tutta la politica italiana, non a una sua parte"

Lo scambio di mail tra Gionata Pacor e Beppi Lamedica [vedi sotto l'articolo in Liberali Italiani] ha fatto emergere delle differenze non irrilevanti, per cui diviene chiaro che esiste un problema di entrata più che un problema di uscita.
I redattori e i sottoscrittori del Manifesto del Coordinamento hanno scelto una strada precisa come motivo di convergenza . Punto di partenza è il riconoscimento che "un movimento liberale rappresentativo è assente dal panorama politico italiano" e che invece per colmare il buco di liberalismo occorre che far sì che "i liberali stiano con i liberali". Il Coordinamento si prefigge appunto di riuscire nel tempo a rappresentarli unitariamente nella politica Italiana per fare una politica liberale. In pratica il Manifesto tratta dei liberali non come singoli ma come gruppo di cittadini che vogliono farsi politici comportandosi da liberali politicamente impegnati in Italia. La richiesta firma del Manifesto significa attestare che si condivide questo motivo di convergenza.
Ora Gionata Pacor fa asserzioni che contraddicono in radice tale impostazione. Prima di tutto contesta l'impegno politico liberale in Italia asserendo che basta essere in Europa con l'ELDR per sgombrare i dubbi su chi è liberale. Il Coordinamento richiede il contrario, e cioè che chi vuol essere liberale politico in Italia deve far riferimento all'ELDR. La differenza è sostanziale, poiché con l'impostazione Pacor sparisce lo sforzo di costruire un movimento liberale rappresentativo nella politica italiana. Che è l'effettiva ragione sociale del Coordinamento.
Gionata Pacor rincara la dose sostenendo poi che questa volontà del movimento liberale ( i liberali con i liberali) equivarrebbe alla tesi del terzo polo italiano che per lui deve essere solo una delle opzioni possibili. Con questo fa propria la posizione del bipolarismo politico culturale che, volendo imporre un letto di Procuste ai cittadini, è in sé una tesi profondamente illiberale. L'anima del Coordinamento, al contrario, è che la cultura e la politica liberali sono un terzo genere rispetto alla destra e alla sinistra italiane. E che questo non si traduce affatto necessariamente in un terzo polo elettorale ai vari livelli. Anzi il Coordinamento auspica accordi e alleanze tra liberali e altri soggetti con la sola condizione della coerenza con il Manifesto.
Gionata Pacor scrive anche che, vedendo le cose da lontano, le critiche ai Riformatori Liberali, gli sembrano piccole piccole. E' naturale. Lui opera in paesi dove il problema della esistenza del movimento politico liberale è stato risolto da decenni e dunque l'attenzione si sposta sul come fare le alleanze. Ma se facesse più mente locale alla situazione italiana e all'obiettivo scelto dal Coordinamento, difficilmente potrebbe negare che le critiche ai Riformatori Liberali sono grandi grandi. La centrale ( e pare esclusiva ) aspirazione politica dei Riformatori Liberali è quella di integrarsi meglio in Forza Italia (che si qualifica sezione italiana del Partito Popolare). Basta vedere graficamente come si presenta il loro sito con il continuo vistoso richiamo alle manifestazioni di questo partito, da quelle dei Circoli della Libertà di Dell'Utri alla grande adunata del 2 dicembre. E al di là della grafica basta leggere il Manifesto dei Riformatori liberali, che fin dal titolo confligge con l'impostazione del Coordinamento.
"Diamo un'anima libertaria al centro destra" è ovviamente molto differente da quello che potrebbe essere il titolo del Manifesto del Coordinamento, "Mettiamo un'anima liberale nella politica italiana". E' diverso sull'ambigua equivalenza tra libertario e liberale e lo è sull'ambiente di riferimento che i Riformatori limitano al centro destra. Non a caso. Perché leggendo il testo si scopre che i Riformatori ripetono il vecchio errore di definirsi solo in negativo (il che non è possibile per dei coerenti liberali); che a questo aggiungono robuste venature di tesi teo-con sia nel settore internazionale sia soprattutto nelle questioni della laicità istituzionale; e che alla fine , con acrobazia logica, si preoccupano che FI e il centro destra, da loro sostenuto perinde ac cadaver, possa chiuder loro le porte in faccia.
Infine Gionata Pacor termina con un'asserzione davvero stupefacente. Mi riesce difficile capire come possa tacciare il Coordinamento di strumentalismo antiberlusconiano e di disattenzione alla politica dei contenuti liberali, quando la prova dei fatti ha mostrato che il governo di FI e della CdL in cinque anni non ha fatto le liberalizzazioni care a Della Vedova, ma ha fatto la legge sulla procreazione assistita (a parte tutta una serie di provvedimenti non liberali). Senza contare che la ragione sociale del Coordinamento è proprio che senza una politica per costruire il contenitore liberale, non è possibile arrivare ad una politica che abbia contenuti liberali. E' la stessa ragione per cui i liberali non possono riconoscersi nel vagheggiato Partito Democratico, misticamente indefinito nella cultura, nei progetti e negli obiettivi.
Il problema non è formale né di tattiche elettorali. Si è o non si è politicamente d'accordo sul "I liberali con i liberali"? Questo è il nodo da sciogliere prima di entrare nel Coordinamento.
RAFFAELLO MORELLI
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Nella foto, Giovanni Amendola.

Comments:
Cari amici, siamo in pubblico e scusatemi se userò uno stile elementare, perché qui anche grazie all'antologia che fa la rete "Tocque-ville" ci possono leggere giovani bloggers digiuni di liberalismo, o che del liberalismo hanno una visione distorta, nel senso che lo considerano una mera appendice della Destra, qualunque cosa faccia la Destra. E noi sappiamo che non è così, ovviamente.

Tra i guasti che questo sistema bipolare ha provocato in Italia, paese già fazioso e irrazionale per natura (cfr. Dante), c'è quello del tifo Destra-Sinistra avulso da qualsiasi discorso ideologico o ideale. Ormai la politica la si fa in base al discrimine simpatia-antipatia, che segue una radicale divisione "etnica": Berlusconi (o comunque Destra)-Prodi (sinistra).
Questo, solo questo, è il punto di partenza psico-politico.

Noi liberali, invece, essendo per definizione razionalisti vogliamo tornare a valutare prima le idee in sé, poi i comportamenti pratici, cioè i contenuti della politica. Non bastano le parole dette ad un convegno, le intenzioni e le nostalgie segrete di qualche politico. A noi interessa solo una politica davvero liberale nei fatti, o almeno nei tentativi.
Il Coordinamento dei Liberali ha voluto per la prima volta in Italia rompere con quell'andazzo per cui la parola "liberale" è una qualifica, un'apposizione del nome che segue per tutta la vita la persona (come Dott., Ing., Avv.)qualsiasi cosa faccia.
Un ingegnere che cade in povertà e fa il barbone, sempre ingegnere è. Un liberale che vota per la censura (dico per dire) o contro la ricerca scientifica, non è più liberale. Semplice. Possibile che molti giovani di "Tocque-ville" non capiscano questo concettino importante?
Il liberalismo non è una "scelta di campo" emotiva e da "tifo" calcistico, fatta dai "fedelissimi" della Curva una volta per tutte a tavolino, ovviamente tra "buoni" e "cattivi", cioè tra Destra e Sinistra, come se essere liberali equivalesse ad essere del Milan o della Roma. E' sì una scelta di campo per la vita, ma che esige un controllo (ecco la funzione "critica", essenziale nel liberalismo) per tutta la vita. E su chi? Proprio sui "liberali" o sedicenti tali. Specialmente oggi, quando tutti o quasi si dicono "liberali".
Quando il nostro Manifesto esige almeno una distanza ideologica, una evidente alterità, una forte critica, rispetto a questa Destra e a questa Sinistra, in Italia, non lo fa per un "terzismo" preconcetto (che non ci appartiene e che non è di per sé né nobile, né liberale), ma proprio perché all'atto pratico né la Destra, né la Sinistra in Italia sono liberali (cioè fanno cose liberali). Lo abbiamo constatato nel Governo Berlusconi, lo constatiamo in quello Prodi. Governi che non vogliamo mettere sullo stesso piano, sia chiaro: sono illiberali o a-liberali in modo diverso.

Naturalmente questo è un discorso generale. Non mi riferisco a Gionata, che è persona intelligente (ho discusso tanto con lui che ormai lo conosco...:-)e che avrà i suoi tempi.

Ecco, a proposito, cari amici del Coordinamento, il secondo punto: i tempi esistenziali necessari a fare le scelte. Nelle lungaggini e nelle pastoie fangose della politica quotidiana - dove talvolta anche i migliori sembrano i peggiori - io stesso, che pure sono un buon psicologo, ci misi un anno ad accorgermi che FI non era liberale. Perciò diamo tempo, specialmente ai più giovani, specie quando hanno intelligenza e spirito critico. Ognuno ha i suoi tempi di cambiamento. Non siamo fiscali e giacobini (lo dico a me stesso), tanto da pretendere la perfezione subito. Sono un perfezionista e quindi so quello che dico.

Io sarei di manica larga nella prima fase del Coordinamento, vista la naturale lunghezza dei processi di trasformazione ideale, purché ci sia nella persona "in nuce" quello spirito critico tipicamente liberale che conosciamo.
E invece sarei molto severo quando il Coordinamento sarà rappresentativo di tutte le realtà liberali (e allora bisognerà risottoporre il Manifesto), e ancor più agli Stati generali quando si varerà davvero il nuovo Soggetto.

Il perché è chiaro: il Coordinamento stesso ha o deve avere anche una segreta finalità pedagogica e maieutica (direbbe Gobetti): trar fuori dai migliori, specie se giovani, la personalità liberale sottostante. Questa, maieutica, è per me la più bella missione non scritta (che invano l'amico Morelli cercherà tra le righe del Manifesto) del nostro Gruppo in progress, un gruppo singolare perché cooptando sempre nuovi soggetti e ingrandendosi si accresce ma si annulla continuamente.
Non perdiamoci la gente che potrebbe essere utile un domani (non oggi, magari) al Liberalismo con la L maiuscola, solo perché oggi sente ancora il richiamo infantile del tifo calcistico (il Noi-Loro), insomma troppo lenta nello sganciarsi dalle emotività. Non tutti sono Gobetti, che era vecchio e maturo da giovane (eppure qualche errore lo ha commesso). L'adesione al Manifesto non deve essere una firma burocratica e di carattere giuridico privatistico, ma politica e psicologica. L'importante è che i nostri aderenti, oltre all'adesione ideale al Manifesto, abbiano in sé il nucleo critico che dicevo.
Nico
 
Approfitto dell’intervento di Raffaello chiosato da Nico per ringraziare tutti i partecipanti a questo interessantissimo dibattito.
L’8 dicembre Veneto liberale terrà il suo IX congresso e non ci sarà migliore occasione per meglio utilizzare gli spunti ricevuti.
In particolare si sottolineerà il fondamento del Coordinamento. Scrive Raffaello: Punto di partenza è il riconoscimento che "un movimento liberale rappresentativo è assente dal panorama politico italiano" e che invece per colmare il buco di liberalismo occorre che far sì che "i liberali stiano con i liberali". E’ il punto di partenza anche di Veneto liberale. Per questo è nato, qualche anno fa, Veneto liberale e per questo quest’anno abbiamo dato vita assieme ad amici provenienti da altre esperienze e da altre regioni al Coordinamento, sottoscrivendo il Manifesto.
L’adesione al Manifesto, come ammonisce Nico, non è una semplice firma burocratica e di carattere privatistico ma politica e psicologica, cioè “i liberali con i liberali” senza fughe in velleitari terzismi ma con la consapevolezza di essere “distinti” da questa destra e da questa sinistra, antiliberali più che illiberali o aliberali. E se si vuole essere “liberale con i liberali” non si può essere tifosi di qualche curva sud e si dovrebbe avere una capacità critica soprattutto nei confronti delle proprie convinzioni.
Gli aderenti a Veneto liberale si incontreranno e si scontreranno sottoponendo a severa critica tutto il percorso svolto dal 2000. Grazie, comunque a tutti e vi terrò informati sugli sviluppi della nostra riunione di dicembre.
Beppi Lamedica
 
Sarà,

ma a me il fatto che Della Vedova porti un'anima libertaria nel centrodestra o che Capezzone porti un'anima liberista nel centrosinistra non disturba affatto. Ce ne fossero un centinaio per coalizione di Capezzone e Della Vedova, credo che staremmo a posto. E questo nonostante non siano distinti dai poli.

Fatto sta che negli ultimi 10 anni hanno governato post-fascisti, leghisti, democristiani, socialisti, clericali prima e ora no global, comunisti, post comunisti, verdi, socialisti, cattolici di sinistra, dipietristi, democratici e radicali.
Solo i liberali non hanno governato negli ultimi 10 anni. Si vede che sono troppo indaffarati a distinguersi dai poli per perdersi in questioni spicciole come l'entrare in Parlamento, il legiferare e l'amministrare.

Ah... io non guardo all'Italia dall'Estero. Io sto in Europa, esattamente come voi. E penso da Europeo, il che significa che vedo la politica nazionale come una politica locale.
I liberali belgi non sono meno liberali perchè governano con i socialisti, e i liberali svedesi non sono meno liberali perchè governano con i conservatori.
Solo i liberali italiani sono meno liberali degli altri, infatti non governano con nessuno, non stanno in parlamento e fanno di tutto per non andarci.

Inoltre, a meno che non si abbia il 50%+1 dei parlamentari, se si è determinanti a livello italiano si dovrà fare una coalizione di governo.
Tutto sto casino per fare l'alleanza di governo dopo le elezioni invece che prima? Sicuri che le tattiche elettorali non siano una questione piccola piccola?

Mi scuso se sono stato un pò scortese. Quando ci incontreremo di persona vedrete che sono una persona educata.

Ciao,
Gionata
 
Infatti, Gionata, nel mio lungo commento precedente sollevavo la provocazione dell'effetto dirompente, ma anche maieutico (l'estrarre, il far nascere),
di 1-2-3 gruppi liberali che - intanto, mentre noi stiamo a fare il Comitato per il domani - rompano le scatole a Destra e a Sinistra. Purché proponendo e dicendo cose liberalissime, però. Certp, sarebbe utile e bello. E a quel punto spezzerei una lancia in loro favore se decidessero di entrare nel nostro Comitato. L'interpretazione estensiva, infatti, partirebbe dal valore semantico contrastante e polemico della loro posizione all'interno dei rispettivi schieramenti. Non si rompono le scatole se si è d'accordo, ma solo se si è critico, perfino molto critici (stile Radicali, per esempio).
Non male come idea per il futuro.
Anzi, questa possibilità estensiva mi galvanizza.
 
Dimenticavo: alle volte Morelli per voler fare il draconiano cade nell'umorismo involontario. Drammatizzando e radicalizzando le posizioni, esordisce dicendo subito che "esiste un problema di entrata, non di uscita" nel Coordinamento. Ma così mi spaventi il giovane Gionata, Morelli, che si sente un ...escludendo:-))
Insomma, anche Morelli ha un problema di "entrata". Nel discorso.
Insomma, da noi liberali non c'è il rischio d'una "uscita" subitanea, alla Beria, o anche a causa del polonio radioattivo fatto ingerire in un fast-food, ma solo quello della serratura cambiata al portone, nottetempo...
Finito lo scherzo, è su questo spunto morelliano che lancio la mia leggera provocazione sui "futuri terzisti" o "terzisti in progress" o addirittura sulle nostre quinte colonne infiltrate a Destra e a Sinistra (v. i miei post precedenti) che potremmo anche accogliere nel Comitato con un'interpretazione estensiva e semantica sia della loro opera di fronda all'interno dei due schieramenti, sia del nostro stesso Manifesto.
Divertente.
 
Nico, grazie per il sostegno, comunque non mi spavento per niente.
Come ho già detto, penso da europeo.
E da europeo mi piacciono le partite di Champions League (Champions League, caro Morelli, non i campionati stranieri). I litigi per le formazioni che forse un giorno giocheranno i preliminari della Coppa Italia mi interessano poco. Quello che mi dà fastidio e che quei litigi ci precludono di giocare qualsiasi partita, di coppa, di campionato e di champions. E quindi restiamo sugli spalti.
 
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