5 novembre 2006

 

Cecchini: "Il rilancio liberale? In provincia le regole sono queste..."

Caro Nico, sono d'accordo con quanto dicevi tu nella riunione di Bologna del Coordinamento dei Liberali Italiani, sull'importanza della comunicazione. Credo sia importante stimolare l'identificazione, cercando però di trovare i modelli più apprezzati. Per la situazione italiana altamente frammentata si presenta il rischio di proporre un modello che possa anda bene per pochi, e raccolga invece più dissensi.
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Un altro aspetto che secondo me non va sottovalutato è l'appartenenza territoriale. Spesso le "pensate" vengono prodotte da chi vive a Roma o a Milano: grossi bacini di utenza sicuramente, ma quando vai a rapportarli a tutto il resto degli Italiani, i numeri si riducono drasticamente.
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Questo perchè la "testa" a Roma e Milano è talmente diversa da quella nei centri più piccoli, che alla fine non si riesce a compensare il gap dei numeri. Avendo vissuto sia a Roma che a Milano, oltre che a Firenze, ho sentito particolarmente la differenza del vivere in un piccolo centro. E considerato che i piccoli centri sono la maggioranza, bisogna imparare dalla Sinistra, che questo dettaglio non lo ha mai sottovalutato (pensiamo ai circoli Arci, presenti in ogni più piccolo paesino), oppure dalla Chiesa (hai mai visto un paesino senza una chiesetta con relativo parroco?).
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Al di là della presenza capillare, quello che viene creato è proprio uno spirito di aggregazione: il gruppetto di anziani che giocano a bocce, oppure i ragazzini dell'oratorio. Una volta identificatisi in un gruppo, salvo qualche defezione, il gruppo si muove solido. Sono molto importanti le iniziative che si stanno mettendo in piedi, di grandi raduni, ma la presa psicologica nei piccoli centri dove si percepisce particolarmente lontana la "questione filosofica", rispetto al pane quotidiano, porterà ad una serie di raduni dei cosiddetti "locali" (romani, milanesi, napoletani), ma con la totale assenza dei riccionesi (un esempio per tutti), quand'anche ci fossero personaggi di spicco.
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Per riuscire a portare più persone dovremmo riuscire, nei piccoli centri, a penetrare nei gruppi più o meno organizzati. Essendo prevalentemente un movimento, più che un partito politico, si potrebbero organizzare iniziative per interessare gruppi già costituiti tra loro, e al di fuori del mondo della politica.
Mi viene in mente un esempio: se organizzassimo un convegno (o conferenza, dibattito, ecc.) in cui si invitano ad esempio i club di fuoristrada e gli organizzatori del Club alpino italiano per discutere insieme delle problematiche legate all'ambiente e all'impatto delle attività sportive, con un buon moderatore (ovviamente per evitare il lancio delle sedie!), potremmo presentare anche le posizioni dei liberali in merito alla tutela ambientale e alla salvaguardia delle discipline sportive. Così, un incontro-seminario sull'alimentazione naturale, ad esempio, potrebbe vedere allo stesso tavolo ristoratori, agriturismi e dietologi-dietisti.
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Comunque, dovrà sempre essere presente la realtà locale. Avrei qualche difficoltà a far interessare qualche riminese ai problemi delle guide alpine, mentre per i trentini un evento che coinvolgerebbe i pescatori sarebbe poco interessante. Con una serie di iniziative mirate, individuando gruppi radicati sul territorio, esponendo le posizioni dei liberali, presentati come movimento, penso che si possano ottenere due vantaggi principali: la visibilità (ci siamo, siamo presenti e attivi non nelle "fanfaluche" politiche, ma nelle cose di tutti i giorni), e la diffusione di una coscienza liberale e di principi in cui la gente comune si riconosce.
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Solo consolidando questi due obiettivi si potrà passare ad un terzo obiettivo più grande: creare un'identità politica in chi già si è identificato nei nostri principi. Era questo quello che intendevo all'incontro di Bologna quando parlavo di obiettivi intermedi.
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Se noi partiamo già da una visione politica, rischiamo di perdere la gente, invece di avvicinarla. E questo per due motivi. Innanzitutto, la gente non si fida dei politici, perché purtroppo la politica è uscita dal polverone elettorale con un'immagine completamente distrutta. Un partito in più o in meno non sarà in grado di ricostruire la fiducia.
In secondo luogo, la gente non si identifica nei politici. Non sono più modelli da ammirare o per i quali portare rispetto (basta vedere le aggressioni fisiche nei comizi).
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La fiducia perciò va ricreata dal basso, dalle persone comuni e dal quotidiano. E noi dobbiamo proporre un modello etico, comportamentale e morale diverso da quello a cui sono abituati.
Mi rendo conto che, questa "riforma strutturale" segue un cammino più lungo di quello che vorrebbero intraprendere ora i movimenti liberali. I tempi che porterebbero a questa maturazione della fiducia mal si accordano con i tempi stretti che si vogliono imporre, dati gli obiettivi e le scadenze politiche.
Io penso che mi muoverò in questo modo, sempre compatibilmente con il poco tempo che ho e con il fatto che sono sola a gestire la mia zona (e non essendo neanche del posto, le difficoltà aumentano).
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Per partire con questi obiettivi, il lavoro preliminare prevede l'individuazione di un argomento che possa far presa sul territorio, l'individuazione di associazioni, club, ecc. da invitare, l'individuazione del luogo dove effettuare l'incontro. In questo caso si può richiedere al Comune l'utilizzo di una sala conferenze. Il costo della sala è di circa 100 euro a Riccione (in altri centri non so, ma penso che la cifra possa essere della stessa entità). Facendo richiesta per tempo, si potrebbe anche avere la sala a titolo gratuito. Poi c'è la definizione del programma e la scelta degli oratori, l'invio degli inviti, la comunicazione ai giornali locali dell'evento. E in genere, come si sa, gli eventi non politici vengono pubblicati più facilmente.
GIULIA CECCHINI

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