6 luglio 2007
Il programma "settoriale" di Capezzone facilita la riunificazione dei liberali
Ebbene, proprio per tutti questi motivi, il prudente minimalismo capezzoniano facilita il lavoro di noi liberali Doc e indipendenti che abbiamo costituito il Comitato per l’unificazione dei liberali italiani, insomma noi pazzi che ci siamo messi in testa di riunire la diaspora linerale.
La mossa psicologica è evidente. La nostra reazione al logo del Network, una volta superato sconcerto e imbarazzo (e sapete, cari amici, quanto io sia esigente su queste cose), va interpretata costruttivamente così: è una voluta scelta di basso profilo per non impensierire e allarmare i Partiti, i Poteri, il Palazzo.
Lobbies conservatrici che così forse collaboreranno, o comunque non si metteranno subito di traverso. La riprova? Pensate se invece da largo Goldoni fosse uscito un partito, destinato da subito a spaccare trasversalmente almeno quattro partiti rappresentati in Parlamento… Lo avrebbero stroncato sul nascere. Compreso quel ras di Pannella, che infatti dopo la mozione stalinista ha teso la mano lamentando, anzi (faccia tosta), di non poter entrare nel Network... "Non ci ha invitato!" Se si fosse trattato d'un partito, oggi Pannella non avrebbe fatto questa offerta-minaccia.
In realtà, il giovane-vecchio e furbo-ingenui Capezzone ha voluto fare il pieno, hic et nunc, in questa primissima fase di avvio di una lunga azione in progress, di tutti gli alleati possibili del campo liberista.
Il resto si vedrà. Ma sarà un altro capitolo, con altri loghi, con altri sostenitori, con altri programmi. Allora verrà fuori il Capezzone liberale e radicale a tutto tondo, che unirà ai temi del mercato e dei privilegi economici, anche i diritti, la giustizia, la laicità dello Stato. Temi su cui si è sempre battuto, differenziandosi, anzi, dal pan-economicismo di Della Vedova.
Il lavoro è in progress e il cammino evolutivo durerà mesi se non anni.
Dunque non può valere in questo caso l'attendismo di qualcuno di noi: staremo a vedere. Perché dobbiamo accettare o meno di salire sul primo gradino, non possiamo attendere che costruiscano tutta la scalinata, senza di noi.
O entriamo nel Network informale, dove oltre a "vedere" potremo anche suggerire rettifiche, messe a punto, integrazioni, oppure tanto vale dichiararci contrari contrari.
Io suggerisco con forza di entrare, di aderire, e a tre livelli, sia come persone singole (io l'ho già fatto, nonostante come sapete io non ami il liberismo fine a se stesso, staccato dagli altri elementi liberali, perché il mercato senza le altre libertà è conservatorismo), sia come club di appartenenza, sia come Comitato per la riunificazione dei Liberali Italiani.
Insomma, nulla a che fare col nostro obiettivo ultimo, che è un soggetto liberale unificato, ma è un importante evento politico che diffonde idee e germi a noi favorevoli, che facilitano psicologicamente e politicamente la nostra azione futura, che in qualche modo ci spianano il terreno.
E' anche un grande test. Noi stessi, monitorando quali e quanti sono i club, i partiti e le personalità che aderiscono, potremo toccare con mano dove stanno i liberali e quanti sono. Avremo così l'ulteriore prova di quello che ho sempre sostenuto: che siamo in potenza una larghissima minoranza. Capace di spaccare alcuni partiti. Non per caso, Margherita, dipietristi, FI e riformisti DS, non solo i Radicali, cominciano a preoccuparsi.
Ma anche ad alcuni di loro converrà aderire...
Tra l’altro, Capezzone suggerisce ad aderenti e club decentrati di fungere anche da terminali o rappresentanti locali del Network. Cosa che potremmo fare benissimo, assumendo anche il nuovo logo, pur conservando le nostre identità e loghi originari.
Consolante, poi, scoprire - ero alla presentazione - che il parterre non era per niente moderato o conservatore. C’erano non pochi liberali, radicali e socialisti erano fisicamente presenti. C'era mezza Direzione del PLI (da Carla Martino a Salvatore Grillo), la consigliera regionale del Lazio la repubblicana e liberale Antonietta Brancati, che ha avuto l’idea di costituire il Gruppo consiliare "Liberali, Repubblicani e Riformatori", c’erano radicali dissidenti come Primo Mastrantoni (leader d’una associazione di tutela dei consumatori), Giuliana Olcese e Federico Punzi, il super-laicista G.C.Vallocchia (No God), molti esponenti della Gioventù liberale (Paganini, Gennaio ecc), vari socialisti liberal-radicali come M. G. Maglie, l’ex ecologista ora manager Chicco Testa.
Si aderisce andando sul sito dedicato e inserendo pochi dati.
Una presentazione del programma capezzoniano, con l’aggiunta di vari consigli, è nel mio ultimo articolo sul Salon Voltaire.
Su cui potrà lavorare in seguito sia lo stesso C. (ma non credo che gli interessi), sia altri, per una unificazione di tutte le forse liberali doc (liberali, liberiste, laiciste, repubblicane, radicali), che già adesso - sparse e divise - assommano secondo indagini demoscopiche incrociate e riprovate ad oltre il 30% della popolazione in grado di votare.
Insomma, una prima "prova generale", per ora dedicata all'economia e alle istituzioni.
Se non lui, chi?
Sappiamo bene che in giro non abbiamo nessun altro leader condiviso.
E' riuscito a conservare indipendenza e... solitudine perfino nell'invadente setta "collettivista" ...:-) di via di Torre Argentina, che controlla in modo ferreo ogni membro. Il che lo ha bruciato come segretario: gli amici e cugini radicali non sopportano gli individualisti.
Solo che sto cercando di consigliare a Daniele - proprio perché conosco i vizi liberali - almeno un team di consulenza, insomma regolari consultazioni con amici esperti.
Ciao,
Gionata
www.polisfs.blogspot.com
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