12 aprile 2006

 

Ghersi: "Terzismo. E chi non ha radici liberali non è liberale"

Leggo l'intervento di tale Jinzo. Non penso valga la pena replicare a lui. Mi limito a a ribadire che:
1) per quanto mi riguarda, non mi interessa il progetto di "riunificare i liberali all'interno del Centro-Destra"; mi interessa molto invece una riunificazione dei liberali in posizione "terza", autonoma rispetto alle due maggiori coalizioni, e senza preclusioni verso possibili alleanze - anche di governo -, con l'una o l'altra coalizione, secondo convergenze programmatiche;
2) a me importa molto di Cavour e Mazzini, così come mi importa molto del "liberalismo risorgimentale"; avere radici, collegarsi ad una tradizione, avere una "memoria storica": sono tutti elementi che contribuiscono a formare il carattere e l'identità di una persona, evitando che sia una banderuola che si indirizza dove soffia il vento;
3) chi abbia anche soltanto una approssimativa idea di chi siano stati Piero Gobetti, o Ernesto Rossi, sarebbe tenuto a parlarne con il dovuto rispetto; il cuore del "nuovista" Jinzo si riscalda soltanto con gli economisti ultraliberisti di scuola austriaca e statunitense;
4) Jinzo ed i suoi amici si tengano stretti il loro libertarismo, che io mi tengo stretto il mio liberalismo che comprende pure Cavour, la Destra storica e Benedetto Croce.
LIVIO GHERSI
..
Oh, finalmente belle parole, caro Livio. Non capisco il silenzio degli altri: devono avere il computer guasto... Sono d'accordo con te, ovviamente. Il liberalismo economico (in Italia "liberismo") è solo uno degli aspetti del vastissimo ambito su cui agisce il liberalismo. Solo, un particolare realistico di cui noi liberali attenti anche ai "fatti" dobbiamo tener conto: sarà per le disillusioni emotive post-elettorali, cioè del "dopo partita" (e infatti, l'ho già detto, il momento era il peggiore per lanciare una cosa del genere, viziata fin dall'origine dall'emotività infantile), fatto sta che questo "tale Jinzo", come dici tu, senza neanche rivelare comne si chiama, ha attirato il popolo dei blogger e ha avuto perfino l'attenzione di Diaconale, direttore dell'Opinione. Ma non mi meraviglio: è naturale che un giornalista sia interessato a qualunque notizia nuova, se non altro per farci sopra qualche articolo e ampliare la platea di lettura, vorrei disilludere realisticamente il blogger Jinzo... (Nico Valerio)

Comments:
Cari amici, ho affrontato brevemente questo problema in chiave escusivamente poilitica con un editoriale oggi su L'opinione pag.1 "Quale ruolo nella Cdl per i liberali?" (linkabile sia da www.opinione.it che www.hamlet.ilcannocchiale.it).
Il titolo originale era "Quale ruolo per il liberali?" Sul giornale invece compare "..nella Cdl..." (sapete bene che l'articolista non fa il titolo) . Ma il contenuto non cambia. Cambia il fatto che non esiste oggi uno spazio editoriale (se non quello telematico) -intendo roba stampata che vai a comprare in edicola o in libreria - che inneschi un confronto culturale su come rinnovare la cultura liberale e darle nuovo slacio per l'azione politica.
Facevo l'esempio di Foucault, non a caso o per un capriccio intellettuale. Secondo me c'è troppa gente che ha una conoscienza superficiale della cultura liberale, da un lato, e c'è -dall'altro- gente che ha buoni strumenti tradizionali (da Croce a Hayek passando per Einaudi etc..) ma gli mancano gli ultimi 20 anni di analisi e pensiero politico-filosofico contemporaneo. Se non si esce, da un versante, dalla sbornia teocon di Pera-Adornato + Ferrara e dall'altro dagli errori commessi da un Pannella non più in grado di capire la ns società e le sue coordinate reali, rimarremo prigionieri di equivoci, approssimazioni e anche imbrarazzanti episodi di superficialità come quello di Jinzo che rischiano di allontanare quell'audience più attrezzata che ci liquiderebbe come dei dilettanti.
Per fare cultura politica e poi azione politica bisogna essere adeguatamente preparati e riconoscere ove necessario limiti e insufficienze proprie o altrui.
Non si tratta di fare la solita "polemica", ma di comunicare idee nei modi e nelle forme più efficaci.
Dopo viene il partito e l'azione.
Attenzione che, altri molto più ricchi finanziariamente di noi e potenti nelle amicizie e nei rapporti con i media già si stanno attrezzando.
Bisogna affiancare al quotidiano L'opinione un vero Think Tank con tutti i crismi e una vera rivista del livello pari di roba tipo Aspenia. Se no, nessuno ci prenderà sul serio e arriverà il solito De Luca di turno che, con un minimo di professionismo politico, metterà il cappello su tutto per fondare il solito micro partito utile a mettersi sul biglietto da visita "Segretario Politico etc..."
Già ieri ho incontrato Benedetto D V e Marco T. e mi facevano un pò sorridere con i loro computer portatili, le cravattucce bocconiane e quell'aria da generali senza truppe, da leader senza partito, avventurosi e simpatici avventurieri di un contesto nel quale la politica si riduce a marketing. Io li adoro, li sento vicini ma so che sbagliano. La politica non è marketing. Ben lo sanno quei democristianoni che non sono affatto morti. Anzi. Quelli hanno fatto il porta a porta, casa per casa e oggi hanno un forte gruppo parlamentare sia alla Camera sia al Senato. E fanno politica (quella vera). Quando incominceremo anche noi?
 
Appunto, noi ci teniamo stretti i libertarian americani. Voi la Trimurti Croce, Gobetti, Intini.
E mi raccomando vota la Rosa nel Pugno.

P.S.:
Quando è morto Croce?
E Nozick?
 
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