9 aprile 2006
Come rifondare un grande soggetto liberale? Modi, tecniche e tempi
Pur conoscendo questa tendenza, riteniamo maturi i tempi di un coordinamento e poi di una riunificazione dei tanti liberali della Diaspora (club culturali, club politici, movimenti e partiti), in vista della forndazione di veri e propri Stati Generali del liberalismo italiano e poi di un soggetto liberale unico. E' un obiettivo difficile, molto difficile, tanto che i volonterosi mediatori dovranno lottare strenuamente più che contro gli avversari del liberalismo, con gli stessi liberali, molti dei quali "vogliono" restare soli o in esigue minoranze, anche per innata schifiltosità snobistica. Ma abbiamo inventato un sistema geniale di assemblea di rifondazione che, da sola, dovrebbe riuscire a "bucare" il muro di indifferenza che i mass-media oppongono alle cose liberali, ben sapendo che di solito non hanno seguito. In questo caso, invece, i giornali avrebbero finalmente quella notizia-bomba, quel fatto unico e mai verificatosi prima, che aspettano invano da decenni.
Riporto, perciò, in sintesi - è un'anteprima assoluta - almeno la conclusione del Comitato Vivona, per la parte di mia competenza, che era "Modi e tecniche comunicative di indizione dell’Assemblea di rifondazione dei Liberali italiani". Altro che una piccola "assemblea a giugno", come ho sentito dire da qualche giornalista o blogger superficiale, che non si rende neanche conto delle difficoltà immani nel riunire dei liberali. Questa andrebbe bene solo per sollevare il problema sui giornali, o per indire a sua volta un Comitato preparatore o provvisorio che dovrebbe convincere i tanti club ed esponenti liberali a prender parte tra un anno a un vero Comitato esecutivo con pieni poteri, che finirebbe i lavori, forse, a giugno del 2008. Perché il processo di riaggregazione di personaggi così mobili e individualisti – voi lettori lo sapete bene – come gli individui della specie Homo liberalis, var. italicus, è lunghissimo.
E il lungo iter può partire solo se, tra gli oltre 60 soggetti liberali italiani censiti dal Salon Voltaire, quelli politici con ambizioni partitiche si impegnano a sciogliersi. Perché agli Stati Generali devono partecipare solo i soggetti individuali che hanno azzerato ogni organizzazione. Altrimenti si crea l’ennesima sigletta pseudo-liberale che "si aggiunge" ma non sostituisce le altre.Cominciamo dall'ora zero. Un grande Manifesto agli italiani tutti, non a chi già sa di essere liberale, porrà 20 quesiti concreti, tipo test. Esempio: "Se l’Alitalia non va in pareggio, dobbiamo farla fallire o la deve salvare lo Stato"?" E le risposte liberali, in corpo piccolissimo. Questo in tutti i campi: diritti civili, scuola, laicità, economia ecc. Il Manifesto deve essere firmato da personalità liberali, ma senza nessuna sigla, perché appunto si riparte da zero. Se infatti ci sono sigle, gli altri liberali italiani – sono fatti così – non aderiscono per invidia.Il Comitato, nel quale ci devono essere liberali veri e di lunga data, ma anche abili organizzatori di eventi ed esperti di psicologia della comunicazione con curriculum, deve convincere gli industriali più liberali, su un progetto preciso, a finanziare il Manifesto cartaceo e gli spot tv.
Dopodiché – e sarà un avvenimento-bomba – in tutti gli oltre 8000 comuni italiani si organizza il giorno x all’ora x, grazie alla teleconferenza con i computer, la più numerosa assemblea della Storia. Quasi gratuita. I ragionieri calcoleranno quanti rifondatori liberali dovranno riunire in assemblea reale Roma e Milano (p.es 2000-3000 persone), e quanti il più piccolo comune, chiamiamolo Rocca di Sopra (p.es. 4 persone su 46 abitanti). Con questo geniale ed economico sistema proporzionale, grazie alla rete di computer collegati tra loro, avremo organizzato un’assemblea reale ma telematica anche di 200.000 persone o più. Sfido tutti i giornali a non riportare l’evento. [I liberali, in genere sono furbetti, perciò ci preme specificare che il copyright morale dell’idea è di Nico Valerio. Utilizzabile gratis da chiunque, citando la fonte... NdA].
Enorme sarebbe la ricaduta comunicativa dopo l’assemblea. Il Comitato esecutivo darà luogo al Nuovo soggetto. Dopo lunghi studi, da buon titolista che non ha mai sbagliato un titolo di libro o di manifesto – e su questo gli amici RL tacciano, per favore – ho trovato solo un nome perfetto, vincente, moderno e classico: "Liberali italiani". Su tre bande stilizzate bianco-rosso-verdi (che è il simbolo più amato dai liberali italiani). Dalla Cosa, poiché davvero unitaria, non si potranno escludere i soliti politicanti rotti da mille avventure (ché se no, ne fondano un’altra…), ma metteremo dentro anche i molti giovani emersi localmente e – novità – i grandi nomi del giornalismo e della cultura, e i tanti che non sanno di essere liberali, ma hanno risposto positivamente ai 20 quesiti del Manifesto. Affluiranno, quindi, molti liberali veri a noi sconosciuti, che finora erano prigionieri della Sinistra o della Destra.
Ma tutto questo serve per ora solo per esercitarsi e prepararsi. Scatterà in tempo reale solo con l’implosione di Forza Italia. Altrimenti è impossibile. Quindi, non facciamo sciocchezze emotive anzitempo, nel solito stile della politica italiana, non strumentalizziamo cinicamente lo scontento attuale, non roviniamo tutto per la smania di una banale elezione comunale, e alleniamoci piuttosto in "virtuale" al grande momento. Qualunque sigletta fatta oggi, sappiate, sarà un "no" alla grande riunificazione futura, perché "si aggiungerà" alle altre sigle, non le sostituirà. Aumentando lo sconcerto e il discredito dell’idea liberale tra i liberali.