11 maggio 2008

 

Paradossi. Dove creare un gruppo liberale? In una coalizione non-lib, ovvio

L'A PARTE LIBERALE. Come diceva Totò? "Partenopeo, parte napoletano". L'idea c'era, ma la realizzazione fiacca. La battuta meno azzeccata di Antonio de Curtis, che in genere non ne sbagliava una. Così, dopo lo scandalo dell'immondizia, tollerata da una cittadinanza che si fa i fatti suoi "strafottendosene" dell'immagine di Napoli, del Sud e dell'Italia tutta, e immemore dell'antica dignità non riesce a cacciare i suoi amministratori, ci siamo vendicati a nome dell'Italia migliorando la celebre battuta di Totò. E ora sì che è tagliente: "Partenopeo, parte italiano".
Ecco, scusate l'incipit creativo e caustico, ma ci è venuta in mente la battuta di Totò quando abbiamo letto dell'idea di dar vita ad una "Parte liberale", finalmente, dentro il Centro-destra, cioè il cosiddetto - ma ancora tutto da fondare - Partito del Popolo della Libertà.
Oddio, l'eterogenesi dei fini riserva sempre delle sorprese. Ma sappiamo che, anche se non avesse scritto il celebre libro, Tremonti si appresta da buon socialdemocratico a fare una politica economica dirigista e statalista. L'Alitalia, anziché fallire o essere acquistata da Air France, sarà ricapitalizzata o addirittura "statizzata".
Insomma, siamo tornati all'IRI di Prodi, altroché. E dire che il Centro-destra se la prendeva con l'ineffabile farfugliatore e borbottatore di Bologna. Che avrà avuto mille difetti, ma almeno il suo governaccio qualche debole proposta liberista l'ha fatta (il Centro-destra nessuna, in cinque anni), e ha ridotto il disavanzo pubblico che il Governo Berlusconi, straparlando ogni minuto di "liberali" e "liberalismo", aveva aumentato, dopo aver aumentato lo stipendio agli statali "fannulloni", senza licenziarne uno solo e senza porre criteri di merito. In più, difendendo la corporazione dei tassisti di Roma, la più esosa e arrogante d'Italia, solo perché simpatizzante di AN.
Ma ci sarà a Destra qualche voce discorde? Certo, quella del piccolo Brunetta che come tutti i piccoli abbaia ma non morde. E se decidesse di mordere? Peggio, anche lui è un ex-quasi socialista, comunque più lab che lib. Questo, mentre sono stati estromessi liberali come Biondi, Costa, Sterpa, Urbani, e mentre i pochissimi residui liberisti e liberali, come Martino e Della Vedova, dormono tranquilli.
Ecco, in una coalizione così profondamente anti-liberale, galvanizzata oltretutto dall'elezione degli statalisti Fini alla Camera e Alemanno a sindaco di Roma, chi credete che pensi ancora al liberalismo nelle istituzioni, nei diritti civili e nell'economia? Tolti i giornalisti, solo un politico, l'amico Taradash, che si appresta a convocare a Montesilvano (Pescara) "le masse lib-lib-lib" del Popolo delle libertà, popolo che come dice il nome si iscriverà - come già FI - non al Partito liberale europeo, ma al Partito Cristiano-Conservatore, cioè ai Popolari. Limpido come un sillogismo, no?
Uno contro tutti. Per carità, facciamo tutti gli auguri a Taradash, che è un vero liberale (e la riprova è che l'abbiamo conosciuto in casa radicale). Ma, dico io, è pure un toscanaccio e dunque abituato come tutti i toscani a pensar male, giustamente. E allora, non gli sorge il sospetto, come minimo, di aver sbagliato stanza? A meno che...
A meno che, anziché la parte liberale, non si voglia fare come si fa in teatro quando l'attore parla tra sé e sé, oppure pensa a voce alta, in modo che sentano gli spettatori in platea, ma non il destinatario vero, che sta dietro le quinte. Ecco, non vorremmo che fosse un "a parte" liberale.
NICO VALERIO
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IL CONVEGNO DI MONTESILVANO. Si è appena concluso il convegno di Chianciano, promosso da Marco Pannella e da Mauro del Bue, che i liberali sono chiamati ad un altro incontro da Diaconale, Giacalone e Taradash ritenendo indispensabile la costituzione di una “parte liberale”, se si vuole realizzare “una rivoluzione liberale”. I promotori dell’incontro paventano l’incapacità della nuova maggioranza espressa dalle elezioni del 13 e 14 aprile ad arginare “la reazione di tutti i gruppi di poteri minacciati dalla liquidazione di rendite e privilegi” a fronte di decisioni che dovranno essere indolori e impopolari, per la gravità della situazione politica, economica e civile. “Per questo – dicono i convocatori – riteniamo indispensabile per il successo dell’azione di governo che sia data voce all’interno del nuovo partito a quella “parte liberale” della politica italiana che è già presente trasversalmente nelle forze politiche che hanno avviato la costituzione del PDL, ma che troppo spesso in passato è stata relegata, così come è avvenuto sul fronte opposto, in un ruolo più di testimonianza che di direzione.”
Ho l’impressione che anche stavolta Diaconale, Giacalone e Taradash faranno un buco nell’acqua.
Ma come, si parte dalla constatazione condivisibile della necessaria esistenza di una “parte liberale” per realizzare la “rivoluzione liberale” e la si riduce ad essere una mera “correntina” di un partito che liberale sicuramente non è?
Infatti, perché costituire una “parte liberale” all’interno del PDL? L’unico risultato che potrebbe conseguire l’operazione è quello di tentare di aggregare consensi aggiuntivi all’area berlusconiana, al fine di rispondere al convegno di Chianciano che sembra volto al tentativo di aggregare consensi aggiuntivi all’area antiberlusconiana.
Non sarebbe giunto il momento di abbandonare questo vecchio modo di fare politica e costituire quella “parte liberale” che manca nel nostro Paese e la cui assenza ostacola “il percorso di modernizzazione del paese in tutti i settori dove lo Stato svolge un ruolo essenziale - infrastrutture, servizi, regole”?
BEPPI LAMEDICA http://www.venetoliberale.ilcannocchiale.it/

Comments:
Avrà poche prospettive, gli rideranno dietro Scajola e gli altri, gli farà questioni anche la nuova sottosegretaria alla bioetica Rocella, ma trovo doveroso che proprio dove un'idea nasce debole ha bisogno di farsi sentire di più.
 
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