23 febbraio 2009
Malgrado cani e porci, la scalata di Destra fallisce. Il PLI resta libero e indipendente
"Bei tempi", quando i partiti, nonostante che al momento del voto apparissero improvvisamente parenti, fidanzate, amici, e ceffi poco rassicuranti del tutto sconosciuti ai più, almeno erano veri, e le differenze di caratteri e visioni del mondo non erano attenuate e distrutte dall’omogeneizzazione ipocrita necessaria al cesaropapismo oggi imperante. Allora, sì, ricordano i nostalgici un po’ masochisti, che la passione politica era "bella".
E così è stato nella grande sala congressi dell’Hotel Aran-Mantegna. Colpi di scena a ripetizione, ressa all’ingresso per gli accrediti, risse con le truppe cammellate della Destra che avevano avuto l’ordine di infiltrarsi ("Berluscones? Magari, quelli dalla faccia e dal vestito sembravano piuttosto della Fiamma!" ha esclamato scandalizzata un ragazza), una signora dell’accoglimento che si è sente male, mentre in sala scontri durissimi che ricordavano gli anni 50 ("bullo!", "mascalzone") tra i colleghi giornalisti Diaconale e Guzzanti, e tra Diaconale e la Brancati.
Insomma, chi l’avrebbe detto, il Congresso del Partito Liberale è stato finalmente un congresso vero, a tratti sanguigno, con alti e bassi da montagne russe al cardiopalmo, con un doppio finale a sorpresa (prima il voto la sera di sabato, e poi alla domenica la decisione della minoranza al Consiglio nazionale) che ai liberali ha fatto finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo le polemiche della vigilia. Con una prima giornata dedicata ai politici o studiosi ospiti che hanno svolto spesso vere relazioni di spessore politico (è il caso di Massimo Teodori), con molti interventi, e con contrapposizioni forti di uomini. Non di programmi, però, molto simili tra loro, segno d’un Liberalismo maturo e condiviso.
Fatto sta che la macchina da guerra che aveva lanciato una vera e propria OPA segreta e ostile ha fallito. Del resto alcune smagliature si erano già notate nella sua trama: per esempio i pacchi di richieste di iscrizione provenienti da un unico indirizzo, arrivate al PLI un giorno dopo il termine ultimo. Errori imperdonabili che ricordano piuttosto le velleità di Totò e Peppino, e che non possono che concludersi con qualche amaro risolino.
Quello che conta è che il partito di Croce e Einaudi non viene assorbito dalla Destra berlusconiana, ma continua ad essere più vivo e vitale di prima, col triplo degli iscritti (superai i cugini radicali), fermamente indipendente e terzo rispetto ad una Destra e ad una Sinistra sempre più vischiose, poco o nulla liberali, affette da leaderismo, mancanza di idee, sottomissione alla Chiesa, riluttanza ai progetti, alla modernizzazione del Paese e alle riforme, insensibilità ai veri bisogni della gente. E in questo la Destra non sembra ai liberali che hanno stravinto (a differenza di quelli che hanno stra-perso) assolutamente migliore della Sinistra. Anzi.
L’attuale Segretario, Stefano De Luca, in due lucidi discorsi, il primo dei quali vista l’invasione è stato un bel saggio "identitario" e culturale, ha avuto buon gioco nel dimostrare che il bonapartismo strisciante si avvale di ogni mezzo per condizionare la libertà dei cittadini, e che – Forza Italia o no – ormai la Destra si esaurisce nel berlusconismo. Non c’è altro spazio per nessuno. Perché, allora – si sono chiesti i congressisti – portare i liberali a Destra? Era lecito chiedersi: "Chi lo aveva ordinato, chi lo avrebbe gradito?"
Ma anche Taradash e Diaconale, i candidati accusati di aver lanciato l’OPA, hanno in sostanza confermato gran parte delle critiche al berlusconismo. Segno quindi che, se OPA c’è stata, non era una scalata segreta ordinata da Berlusconi (figuriamoci, un partitino dello 0,3 per cento), ma piuttosto un regalo spontaneo, magari facilitato, per autonoma iniziativa di donatori ossequiosi, come dote simbolica per acquisire eventualmente ruolo, benemerenze e potere. A chi? Alla Destra. Che, gira e rigira, altro non è che Berlusconi.
Quest’assurda contraddizione (parlar male del PdL e poi portargli in regalo il PLI) è apparsa insostenibile anche ai meglio disposti verso i conquistadores, ed ha irrimediabilmente fatto perdere la partita alla cordata.
Il secondo errore, capito al volo dalla platea, come sempre sensibile alle sfumature psicologiche, era una caricaturale tracotanza alla capitan Fracassa in uno o due personaggi, e in altri un’aggressività appuntita, una dialettica pregiudiziale e astiosa, un insopportabile tono didattico, insolite tra liberali, e comuni invece tra avversari di "opposti schieramenti".
La gente ha capito al volo dai toni usati nella discussione che quelli che considerava gli "intrusi" perché volevano entrare in massa con centinaia di nuovi iscritti al seguito non lo facevano per dialogare e competere nel rispetto reciproco, ma per distruggere l’avversario e sostituirlo del tutto con un colpo di mano durante il Congresso. Una programmata completa decapitazione della classe dirigente del PLI. Che avrà certo colpe di inattività e di scarsa comunicazione, da me sempre ricordate, ma non certo culturali e ideologiche, e che invece in Italia si distingue come interprete fedele e completa di tutti gli aspetti del Liberalismo. Quel Liberalismo di cui si fanno belli abusivamente e solo per propaganda soprattutto a Destra, oggi anti-liberale nelle prese di posizione e nei fatti concreti come o addirittura più della Sinistra.
Inoltre, a riprova ulteriore che tutti gli indizi del cui prodest portano alla stessa parte politica, ha incuriosito l’accanimento di una ex-esponente FI contro il senatore Guzzanti, che da poco ha lasciato il PdL lanciando gravi e giuste accuse a Berlusconi. Sul suo blog si era concesso da giornalista e "impolitico" fuori schema alcune provocazioni eterodosse - p.es. sulle pene ai grandi criminali - assolutamente lecite per un liberale (si sa che Destra e Sinistra non accettano la posizioni personali anticonformiste), e che comunque non ha mai fatto come esponente del PLI.
Contro di lui c'è stato un attacco strumentale d'una Destra anguillesca, che quando meno te l'aspetti si finge Sinistra. D'altra parte, se si spulciasse in modo sovietico nella corrispondenza privata (leggibile da tutti) dei nostri blog, si troverebbe di tutto. Io stesso ho fatto provocazioni paradossali d'ogni tipo. L'amico Guzzanti, perciò, ha fatto bene a lamentarsene e a denunciare "attacchi alla Vishinsky". Ha tutta la mia e nostra solidarietà.
Dopo una lunga e complessa votazione a scrutinio segreto, De Luca e Guzzanti hanno ottenuto il 73 per cento, mentre Diaconale e Taradash il 23. Il giorno dopo, in sede di Consiglio Nazionale e con la prospettiva di eleggere la Direzione, ultimo colpo di scena: i perdenti Diaconale e Taradash rifiutano di assumere cariche in Direzione.
Ed è un peccato, perché questo comportamento lecito ma non democratico conferma i sospetti dell’OPA e perché impedisce ad alcuni bravi e preparati giovani della cordata di lavorare per il Liberalismo. I giovani liberali in buona fede sono i primi ad essere danneggiati da Diaconale. Infatti, il bravo ricercatore Paolo di Muccio, liberale autentico che voleva lavorare comunque nel PLI, è stato estromesso dalla corrente diaconalina.
Il Congresso ha poi nominato i nuovi vertici del Partito: Presidente d’onore: Carla Martino; Presidente: Carlo Scognamiglio Pasini; Segretario Nazionale: Stefano de Luca; Vice Segretario: Paolo Guzzanti. Il Segretario ha indicato – è una mia vecchia e reiterata proposta, questa, e sono lietissimo della vittoria - un Ufficio di Segreteria. E’ stato costituito da Roberto Petrassi, Mario Caputi, Ivan Uncini e Stefano Maffei.
Tanto clamore per nulla? No, le polemiche e la scalata plateale (ottimo coup de theatre: non a caso con 3-giornalisti-3 come protagonisti, gli uomini della stampa di effetti speciali se ne intendono) hanno chiamato a raccolta i vecchi liberali disincantati, e hanno convinto ad accostarsi molti giovani, sempre attratti dove c’è uno "scontro di civiltà". E così siamo riusciti ad infilare almeno (sono pochi, ce ne vogliono di più e con posizioni ancora più indipendenti, da veri e propri co-segretari) due nomi nuovi, 30-40nni preparati, veloci e attivi, in Segreteria: Maffei e Caputi. Un altro, Tagliati, già lavora bene nel campo della modernizzazione informatica del PLI.
Buon segno: il rinnovamento è iniziato. Speriamo che l'amico segretario De Luca, che così bene rappresenta il pluralismo tipico del Liberalismo, e che abbiamo in modo convinto difeso al 100 per cento, si tolga di dosso un po’ della sua... coriacea sicilianità individualistica e deleghi sempre di più. Il Liberalismo ha bisogno del lavoro di gruppo tipico della politica moderna, della modernizzazione e delle competenze specifiche necessarie ai tempi veloci in cui viviamo. Auguri, Stefano!
Mi dispiace per le persone per bene che lo stanno seguendo. Sono le prime ad essere danneggiate. Una vera marcia su Roma...:-)
A proposito ho visto anche la claque non votante: mentre parlava un Conquistador è arrivato un gruppone di ragazze 18nni. Si sono spellate le mani. Ma poi non le ho più viste alla votazione.
Candide
Questo clima spingerebbe me, e molti altri giovani come me, a gettare la spugna sin dall'inizio di questa nuova esperienza. Sicuramente gente come lei non ci invoglia a collaborare per il bene del partito e del Paese, ma a fare un solido muro di opposizione all'interno del partito. Per fortuna non tutti la pensano come lei e molti sono stati a sentirci quando nella pausa del sabato prima delle votazioni abbiamo fatto gruppo per discutere di una nuova gioventù liberale, sacrificando anche la cena, proprio perchè non credevamo nei nostri ideali ed eravamo stati inculcati come bravi galoppini di Berlusconi...
Mi auguro che i restanti congressisti siano stati maggiormente attenti...e ne sono sicuro...
Neanche entrati, subito a criticare in modo sferzante e preconcetto. Modi rozzi e aggressivi, incompatibili col Liberalismo. E il tono... Così non si fa. Alcuni davano l'idea di fascisti mascherati. E così anche chi voleva votare contro De Luca è stato indotto a votare a favore, di fronte a tanta arroganza, mai vista in un congresso liberale. Da noi la gente è gentile e pacifica. Il liberale medio è middle class e poco politicizzato. Possibile che non lo capite?
C'era proprio una DIVERSITA' PSICO-ANTROPOLOGICA.
D'altra parte, un partito è un organismo di diritto privato, non è il Parlamento. Sbaglia quindi Emilia "Vishinsky" Rossi.
E ci vuole una bella faccia tosta a fare accuse dopo aver cercato di infiltrare quasi 300 persone qualunque, compresi abitanti di una stessa strada in luoghi (Salerno) dove a detta del segretario PLI locale non ci sono liberali. E infatti le sigle riportavano semmai ad AN. Ma quelli non sono entrati.
Io personalmente ho sorpreso all'accredito, mentre blateravano che non li si faceva votare, due conoscenti giornalisti noti per essere sempre stati anti-PLI. E anche il direttore dell'Opinione mi ha sempre preso in giro: "Volete fare Rifondazione Liberale?"
Ed ora vuole entrare...
Anche i santi sospetterebbero.
Ma non credo che capirai, con l'alias che ti sei scelto. Non sai i fatti veri... che purtroppo non posso scrivere. Questo è un luogo pubblico e Google conserva queste note. Perciò, io mi sono molto frenato nell'articolo. Sappi che in realtà penso molto peggio.
L'abbiamo scampata bella. Cose così si facevano ai tempi di Mussolini: la gente deve sapere!
ti rinnovo i miei complimenti per la verve che usi nell'esprimere il tuo raffinatissimo pensiero. Superfluo precisare che condivido le tue impressioni.
Un congresso decisamente avvincente, con un happy ending che rende giustizia alle energie profuse da Stefano De Luca, i suoi collaboratori e tanti silenziosi amici, che orgogliosamente non si piegano all'omologazione delle destre e delle sinistre.
Meglio soli che male accompagnati.
Un abbraccio,
Guido Anetrini
Ora però è giunto il momento di pensare in grande come dice Massimo Teodori. Fare del PLI un partitino anche del 2% non dice niente. Fare una politica di annessioni ed acquisizioni sperando di portare tutti i liberali italianidentro il PLi è pura utopia.
Oggi bisogna lavorare per l'unione dei liberali che vada al di là di un semplice cartello elettorale per le europee (strada già tentata in passato e poi subito abbandonata il giorno dopo l'apertura delle urne).
L'Unione dei Liberali deve essere un cartello, un gruppo, un'idea che sia meno rigida di una federazione e che al tempo stesso lasci ampia autonomia a tutti i partiti, movimenti, circoli, blog e forum che vorranno parteciparvi.
Io organizzerei un bel convegno al quale inviterei tutti i liberali a discutere: Partito Repubblicano, Movimento Repubblicani Europei, Forum per l'unità dei repubblicani, Fondazione Ugo La Malfa, Associazioni mazziniane, Partito Liberale, Federazione dei Liberali, Agorà Liberale, Fondazione Critica Liberale, Coordinamento per l'unità dei liberali, Partito Radicale, Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Riformatori liberali, liberal del PD (Bianco, Zanone, Bogi), liberali del PDL (ex diniani), liberaldemocratici di Segni, Moderati di Portas, Casa Laica di Massimo Teodori, ecc ecc n.
Il progetto non si realizza in un giorno e ci vorrà tempo per costruirlo. Ma è l'unico progetto valido.
E' vero che tra questi soggetti le differenze sono tantissime ma una casa liberale dovrebbe offrire loro un approdo più tranquillo delle attuali case che li ospitano.
Chi rifiuta il progetto quasi sicuramente lo fa per tornaconto, scranni e prebende.
Lunedì ti manderò il link ad un'intervista fatta al movimento arancione....
Stefano
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