5 maggio 2007

 

Tendenze. Ma quanto si unificano ‘sti liberali: a Destra, al Centro, a Sinistra…

Todos liberales? Quando è detto con sincerità e non per innominabili secondi fini, è un buon segno: vuol dire che noi liberali abbiamo già vinto, che la riunificazione è già iniziata senza che ce ne siamo accorti. I liberali, e anche i nuovi liberali, affermando giorno dopo giorno a gran voce l'identità, l’adesione ideologica, si stanno pre-unificando, almeno "sulla parola". Ieri, dobbiamo convenirne, non accadeva.
Ma, in tempi in cui tutti sentono come urgente la riunificazione della diaspora liberale e l’esigenza d'un forte nucleo centrale laico nella politica italiana, c'è il rischio di troppe iniziative. Il detto autoironico che noi liberali spesso ripetiamo va aggiornato: Todos liberales? Todos coordinatores. Siamo, cioè, in pieno fervore da riaggregazione. Che gli eterni malati dell’individualismo più sfrenato e snob stiano - se la parola non suonasse una parolaccia - socializzando?
Ora, dopo che noi del Comitato per l’unificazione dei Liberali Italiani abbiamo mosso le acque dello stagno, anche i liberali più insospettabili provano a nuotarvi dentro. E stanno nascendo nuove e diverse iniziative, tutte tese alle riaggregazioni. Anche in questa fase, insomma, il particolarismo liberale non si smentisce. Cominciamo ad essere in troppi a "riunificare" gli altri liberali. Come era nelle previsioni. Ma di quali "riunificazioni" o "enucleazioni" si tratta?
Noi, certo, siamo stati i primi, un anno fa. E anzi, siamo tuttora gli unici a voler testardamente unificare tutti i liberali italiani, e in modo paritario, senza sottintese egemonie, partendo da partiti, club e sigle varie, e iniziando ovviamente dai piccoli. Zanone si disse molto interessato e chiese di essere periodicamente aggiornato sugli sviluppi. "Chissà che non riusciate voi,dove ho fallito io", disse con la consueta umiltà. Ma Pli e Pri, diretti da due siciliani altezzosi, neanche risposero.
Diaconale, direttore dell’Opinione, un giornale che si spaccia per liberale, che nessuno legge, e che vive - si può dire - solo per le citazioni quotidiane di Stampa & Regime, la rassegna stampa del mitico Bordin, ci sconsigliava ironizzando: "E che, volete fare Rifondazione Liberale"? E’ una cosa vecchia, sorpassata, nostalgica". Traduzione: "Ma siete matti? Dareste molto fastidio a Forza Italia" (referente politico dell’Opinione, specialmente l’ala ex-socialista, neanche quella liberale). Il che spiega qualche discutibile "Opinione sulle libertà" a proposito di laicità, referendum per la fecondazione medica, accordi coi conservatori Ideazione e Neo-Lib, quando era benvenuto ogni articolo critico su Pli e Radicali.
Al contrario, sull'unificazione liberale avevamo visto giusto e in anticipo. Segni premonitori? Le lettere dei destinatari del Salon Voltaire, quindicinale che dal 2004 al 2006 proponeva ai suoi lettori la riunificazione liberale come uno dei temi importanti, accanto al laicismo e alla razionalità. Scoprii così con meraviglia che la base liberale era ultra-favorevole, anzi impaziente.
Ma ora che il lievito della riunificazione sta agendo dappertutto, vediamo che cosa accade in giro:
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1. Comitato per l’Unificazione dei Liberali Italiani. Questa dovrebbe essere la denominazione corretta, visto che un "coordinamento" vorrebbe dire direzione politica, ora del tutto prematura e negata esplicitamente dal Manifesto. Finora, dopo un anno dalla creazione del sito-blog e 11 mesi dalla fondazione del Comitato, sulla base di un bel Manifesto pensato come minimo comune denominatore di tutti i veri liberali, sono stati riuniti 10 club liberali. Il Comitato, che decide in modo paritario e all’unanimità, non ha ancora eletto cariche, il che è singolare. Tra i suoi membri non ci sono differenze ideologico-politiche rilevanti, ma c’è discussione sui modi e i tempi dell’unificazione. Il Comitato è molto critico verso questa Destra e questa Sinistra, in quanto a diverso titolo "poco liberali". Partecipa alla manifestazione del "Coraggio laico" indetta dai Radicali Italiani a Roma (sabato 12 maggio, ore 15, piazza Navona) per riaffermare la laicità dello Stato oggi minacciata.
2. Patto Federativo tra PLI e PRI, da sottoporre alla ratifica dei Congressi Nazionali. Alla Camera si chiederà il sottogruppo "Repubblicano, Liberale e riformatore". PRI e PLI faranno liste comuni per le elezioni amministrative ed europee, e inviteranno associazioni e personalità della cultura, dell'università, dell'imprenditoria, delle professioni e del lavoro che si riconoscono nei valori liberali, repubblicani, democratici e laici. Ma i due partiti storici, ormai solo sigle-ombra, nonostante una prima presa di distanza "terzista" dopo le umiliazioni subite da FI, sembrano riavvicinati al Centro-destra, sia pure in funzione critica.
4. Costituzione del Gruppo Italiano dell’Internazionale Liberale, in Parlamento, col leader carismatico Valerio Zanone e altri deputati eletti della Margherita (Dato, Bianco, Ossorio ecc) e DS (D’Amico), per garantire - una presenza e una politica liberale all’interno del futuro Partito Democratico, quindi a Sinistra. Nel manifesto del Gruppo si enunciano cinque "promesse da mantenere": democrazia efficiente e trasparente, dimensione europea (ma anche la "questione settentrionale"), liberalizzazioni e conti pubblici, laicità dello Stato, partito aperto e pluralistico. Ma non ci si può nascondere che il PD nasce come partito burocratico "social-cattolico" con venature clericali, in cui perfino i socialisti si troveranno in difficoltà, figuriamoci i liberali.
5. Rifondatori Italiani-Noi Liberali. Riaggregazione, diretta da Ivan Maravigna, di gran parte della struttura locale e della base dei Rifondatori Liberali di Della Vedova e Taradash, riunendo i club locali nel Centro-sud e in Sicilia, con accordi "pour parler" con i liberali PLI, per ora in vista delle elezioni regionali siciliane. Il nuovo gruppo giudica l’accordo PRI-PLI, addirittura "il primo serio tentativo di ricomporre la diaspora italiana di tutti coloro che simpatizzano per le idee del liberalismo europeo" e per una "moderna concezione del liberalismo". Sappiamo, per averlo ascoltato proprio da lui, che Maravigna intende il suo nuovo gruppo come "aperto al dialogo con tutte le altre realtà liberali, e non più chiuso in se stesso e autoreferenziale come i RL, da lui accusati giustamente di immobilismo e di essere in pratica una mera componente di FI.
6. Costituzione di Sinistra Liberale, componente DS e Ulivo, in vista del futuro Partito Democratico, per iniziativa del liberale gobettiano Gianfranco Passalacqua (ex Critica Liberale di Enzo Marzo). Nel Convegno tenutosi il 20 novembre al Capranica di Roma, si è scelto un "liberalismo progressista". Ma, è stato lo stesso Passalacqua a riconoscerlo, "il rapporto di questa "nostra" sinistra laica, liberale, azionista, democratica, liberalsocialista, ambientalista, con con quella maggioritaria nel Paese, comunista democratica e socialista, è complesso, contraddittorio, spesso caratterizzato da incomprensioni". Secondo noi, però, SL ha offerto fuori tempo massimo la stampella d’una insperata credibilità liberale a un partito morente, i Ds, senza poter minimamente influire sul futuro PD.
7. Radicali Italiani e area dei diritti civili. Il panorama si chiude con l’attivismo aggregativo di cui sono maestri i più bravi di tutti noi: gli amici Radicali. Un pò appannati però dall’appoggio perinde ac cadaver di Pannella e Bonino al Governo. Ed ha ragione il creativo Capezzone, con proposte personali e i "Volonterosi", a metterne in evidenza le contraddizioni. Sfumata l’aggregazione coi socialisti-liberali SDI nonostante l’ostinazione di Pannella, il domani dei Radicali è tra i fratelli Liberali. E la personalità stessa dell’intelligente Capezzone - ormai l’unico futuro leader vincente dell’intera area liberale - lo conferma. A trentatré anni dal divorzio, la capacità aggregativa radicale sul mondo laico-liberale non è più la stessa. Lo si immaginava già, ma neanche un'adesione da parte dei "liberali" di destra della CdL alla giornata laica del 12 maggio è arrivata all’attiva segretaria Bernardini. Senza sua colpa, s'intende. E' che rispetto al lontano 1974 i conservatori sedicenti "liberali" si sono vergognosamente clericalizzati e ora manifestano sotto le insegne della Conferenza episcopale e dei parroci, che nel '74 combattevano. All'attivo dei Radicali resta l'aggregazione delle frange libertarie del costume e della libertà d'opinione, dagli scienziati con l'Associazione Coscioni, al movimento gay e Dico, temi e gruppi che hanno finalmente "ripreso" alla Sinistra, che glieli aveva scippati negli anni 80.
8. Varia. Restano le interpretazioni su che cosa faranno i soliti liberali improvvisatori, quelli che "una ne fanno e cento ne pensano", i Costa, i RL Della Vedova e Taradash, e le più calme "cariatidi" o polene Martino, Biondi e Sterpa, se non vorranno essere fagocitati dal magma clericale e conservatore di FI. Ma intanto, riferisce Il Duemila, che fa capo a Costa, lo scorso 13 marzo a Torino c’è stato il gemellaggio tra il locale Circolo della libertà, la nuova associazione di circoli della CdL presieduta da Michela Brambilla, e la Casa del Cittadino di Mondovì. "Alla cerimonia erano presenti Galgano Palaferri e Armando Cravero, presidenti dei rispettivi Circoli". Palaferri fa parte del nostro Comitato, e ha tutto il diritto di fare accordi con un club della CdL, anche se a tutta prima avevamo storto il naso, visto anche che la Brambilla interrogata sul liberalismo aveva detto di auspicare il "superamento dell'ideologia" (v. in commenti). E quindi l'amico Palaferri potrebbe benissimo sostenere di criticare in quanto "poco liberale" la CdL, e quindi "distinguersi" secondo il nostro Manifesto. Tirata per i capelli. Però, ora che ci ha inviato lo Statuto del Circolo della Libertà di Torino, ci ha fatto trasecolare per quanto questo appare liberale, davvero, senza ironia (v. lo Statuto in commenti). Vuol dire che il Circolo di Torino si distacca dalla media dei Circoli della Brambilla, ed è molto più liberale di quelli e di lei stessa. Anche perché la bella rossa non è stata eletta ma nominata dall'alto. Al solito, all'uso di FI. L'episodio, destinato sicuramente a ripetersi vista la posizione border line di molti club liberali, deve comunque far meditare chi nel Comitato per motivi analoghi - e neanche per un atto, ma solo per parole - ha troppo severamente ripreso Destra liberale-Liberali per l'Italia degli amici Pagliuzzi e Caputi. Che evidentemente non aspettavano altro per defilarsi. Ci ripensino. Dopotutto, scusino la franchezza, se non ci sono i liberali di destra, come facciamo a metter dentro quelli di sinistra? Noi dobbiamo offrire un'immagine bilanciata e pluralistica dei Liberali Italiani. E non deve essere solo immagine, ma sostanza.

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